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Morte Alex Marangon, ipotesi caduta. Dai droni nessuna risposta sulla dinamica della morte

Cronaca
Fb/Ansa

Proseguono le indagini sulla morte del barista 25enne, trovato senza vita il 2 luglio. Gli inquirenti hanno incaricato i Vigili del fuoco di eseguire un accertamento nel sito in cui si sono perse le tracce del giovane, vicino all'ex abbazia Santa Bona di Vidor, nel Trevigiano, ma non è emerso nessun nuovo elemento. Si prende in considerazione la possibilità di una caduta da un dirupo alto una decina di metri, intenzionale o meno, dopo l'allontanamento del giovane dal rito sciamanico a cui aveva preso parte

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Proseguono le indagini sulla morte di Alex Marangon, il barista 25enne veneto trovato senza vita il 2 luglio dopo un rito sciamanico. È durata oltre quattro ore e non ha portato alla raccolta di nuovi elementi il sopralluogo compiuto oggi dalle squadre dei Vigili del fuoco per capire cosa sia realmente accaduto sul terrazzamento di pietra che chiude il giardino davanti all'ex abbazia Santa Bona di Vidor, il punto dal quale il giovane potrebbe essere caduto nel vuoto per finire nel Piave. I droni portati sul posto non hanno notato alcun segno o traccia riferibile alla caduta di un corpo lungo la parete di 15 metri che termina vicino all'acqua. Grazie ai droni sono state fatte le riprese video dell'area, nascosta tra una fitta boscaglia, e per completare l'ispezione visiva che era stata chesta dalla Procura di Treviso i Vigili del fuoco si sono calati con delle corde lungo la parete, controllandola palmo a palmo. Domani a Marcon, alle 10, nella chiesa dei Santi Patroni d'Europa si terranno i funerali di Alex.

La ricerca di prove della caduta 

Il corpo del 25enne è stato ritrovato due giorni dopo il rito, qualche chilometro più a valle. Ora si valuta se sia possibile che il giovane sia precipitato la notte in cui lasciò il gruppo. Sono stati scandagliati, in particolare, con l'ausilio di lunghe scale e dell'occhio dei droni, il terrazzamento di pietra che chiude il giardino davanti all'abbazia e la scarpata sottostante, una parete alta 15 metri, ripidissima, ricoperta da un groviglio di piante, che finisce nel Piave. L'obiettivo era trovare eventuali tracce ematiche o di altro tipo e verificare la reale traiettora di caduta per spiegare con certezza se Alex sia scivolato involontariamente o, viceversa, sia stato gettato da qualcuno dei presenti al rito sciamanico giù dal terrazzamento. Nel caso Alex fosse precipitato per cause indipendenti dalla sua volontà o da suoi imprudenti movimenti nel buio, il reato da contestare contro ignoti diventerebbe quello di morte come conseguenza di altro reato. Il ragazzo, cioè, fuggendo da qualche minaccia o privo di lucidità per l'assunzione di sostanze stupefacenti, non avrebbe considerato il limite del dirupo, precipitando e morendo di lì a poco per le ferite. Per questa ragione sono particolarmente attesi gli esiti dell'esame tossicologico del sangue e dei tessuti prelevati dal corpo di Alex, i quali però non saranno disponibili prima di un mese.

Il legale: aggressione ipotesi "più seria e valida" 

Non paiono, nel frattempo, aver dato esito le ricerche di elementi che sostengano l'altra pista, quella di un omicidio commesso da sconosciuti utilizzando corpi contundenti come pietre o bastoni. Nel teatro esaminato in questi giorni non paiono essere infatti stati trovati oggetti idonei a far risalire le lesioni riscontrate dall'autopsia a una dinamica di questo genere, pur rimanendo valida l'ipotesi prevalente dell'omicidio volontario. Per l'avvocato Nicodemo Gentile, uno dei legali della famiglia di Alex Marangon, rimane l'aggressione l'ipotesi "più seria e valida" per spiegare la morte del giovane. "Abbiamo sempre ritenuta residuale e priva di validi dati di sostegno l' ipotesi di un incidente", ha detto il legale che sollecita "indagini su tutti i partecipanti al rito, comprese le perquisizioni a cominciare dalle loro automobili". E sulla possibilità che il corpo non sia stato gettato nel dirupo ma portato via ha affermato: "Non è facile dirlo, meglio aspettare".

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