Asti, intercettato drone sul carcere: portava cellulari ai detenuti

Cronaca
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Tre persone sono state arrestate: si trovavano fuori dal carcere e da lì pilotavano il velivolo che trasportava cinque telefonini 

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Continua il business dei droni usati dalla criminalità per recapitare telefonini ai detenuti. Oggi, venerdì 17 maggio, tre persone sono state arrestate ad Asti dopo che la polizia penitenziaria del carcere era riuscita a intercettare un drone che trasportava cinque telefonini. I tre si trovavano all’esterno del penitenziario e da lì pilotavano il velivolo radiocomandato. A denunciare l'accaduto è Vincente Santilli, segretario piemontese del Sindacato autonomo polizia penitenziaria.

Cosa è accaduto 

"Una delle sentinelle in servizio ha notato il drone che stava sorvolando il penitenziario- racconta Santilli- e immediatamente, ha dato l'allarme. I controlli hanno consentito di intercettare il velivolo e sequestrare cinque telefoni cellulari che erano destinati ai detenuti".

Il segretario piemontese del sindacato autonomo polizia penitenziaria sottolinea come intorno ai cellulare spesso esista in carcere un vero e proprio mercato nero tra detenuti: "L'introduzione di telefoni in carcere è da tempo nota e conosciamo bene la sua portata che, al giorno d'oggi è davvero significativa e continua a crescere giorno dopo giorno - afferma Santilli - Ci preoccupa non solo il loro utilizzo per scopi illeciti all'esterno del carcere, come più volte riscontrato nelle attività di indagine che vengono svolte quotidianamente nei penitenziari e sul territorio nazionale, ma anche il vero e proprio commercio che è presente all'interno delle mura dove uno smartphone ceduto tra detenuti moltiplica vertiginosamente il proprio valore, diventando fonte di ingenti guadagni illeciti per chi riesce a gestirne il commercio”. 

 

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Un business redditizio

Solo a febbraio di quest’anno quattro persone erano state arrestate con l'accusa di aver recapitato droga, telefoni cellulari, schede sim e caricabatterie nelle carceri usando droni. Le ordinanze di custodia cautelare sono state eseguite in diverse province italiane dalla Squadra Mobile della Questura di Asti, coordinata dalla procura della città.

I cellulari venivano consegnati nelle carceri di Asti, Saluzzo, Agrigento, Catania, Ascoli Piceno, Benevento, Teramo, Ariano Irpino.

 I dispositivi venivano quindi rivenduti ai detenuti a 1.000 euro, per gli smartphone, e a 300 per i microtelefoni. Un business parecchio redditizio: i quattro arrestati, infatti, erano riusciti in soli tre mesi a creare un giro d'affari da 100mila euro.

 

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