Virginia Raggi a processo accusata di calunnia: rinviata a giudizio l'ex sindaca di Roma

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Il gup della Capitale ha rinviato a giudizio l'ex sindaca della capitale per l'accusa di calunnia in riferimento ad alcune affermazioni da lei fatte nei confronti dell'ex amministratore delegato di Ama, Lorenzo Bagnacani. La Raggi si è detta "sconcertata e rabbiosa" per la situazione. Il processo è stato fissato per il prossimo 11 settembre 

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L'ex sindaca di Roma, Virginia Raggi, dovrà affrontare un processo per calunnia a partire dall'11 settembre prossimo in riferimento ad alcune affermazioni da lei fatte nei confronti dell'ex amministratore delegato di Ama, Lorenzo Bagnacani.  Lo ha deciso il gup di Roma rinviando a a giudizio l'ex sindaca della Capitale.

Le accuse e le pressioni sul bilancio Ama

Tutto è iniziato con una serie di registrazioni audio del 2019, fatte di nascosto da Bagnacani, in cui la Raggi esprimeva anche giudizi negativi sullo stato della Capitale. Nell'esposto Bagnacani, assistito dall'avvocato Elisabetta Gentile, faceva riferimento a "pressioni indebite" messe in atto dalla ex sindaca per ottenere la modifica del bilancio Ama. Denuncia a cui il manager allegò una serie di chat e registrazioni da cui emergerebbero le "richieste" della Raggi di intervenire sul bilancio.  Quando venne sentita dai magistrati nel 2022, dopo la seconda richiesta di archiviazione alla quale l'ex ad si era opposto, Raggi affermò che era stata minacciata dallo stesso Bagnacani. Secondo l'ex sindaca, Bagnacani e l'allora assessore all'Ambiente, Pinuccia Montanari, "in qualche modo" la "forzavano e minacciavano - è detto nell'ordinanza del gip che dispose l'imputazione coatta  -  dicendo che se non avessi approvato il bilancio come volevano loro riconoscendo i crediti io sarei stata responsabile del fallimento dell'azienda" con l'intenzione poi di svenderla ai private. Parole che portarono Bagnacani ad una nuova denuncia per l'accusa di calunnia.  

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La controreplica della Raggi

L'ex sindaca commendando la decisione del giudice ha affermato che gli "si contesta di avere accusato alcune persone di avere tenuto nei miei confronti una condotta che esse stesse hanno esplicitamente rivendicato. All'epoca ho effettivamente subito enormi pressioni affinché si approvasse un bilancio che presentava molti aspetti poco chiari, ma non lo feci. Provo, pertanto, sconcerto e rabbia per una vicenda paradossale nella quale - voglio ricordarlo - sono stata io, prima, a denunciare pubblicamente e a segnalare in Procura la situazione economica altamente critica dell'azienda- e, poi, ad affidarla a un nuovo cda, che ne ha risanato i conti. Ci tengo infine a sottolineare che, in relazione ai fatti che mi vengono oggi addebitati, il pm ha chiesto, prima, l'archiviazione e, poi, una sentenza di non luogo a procedere in mio favore. Affronteremo anche questa", conclude.

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