Processo casa di Montecarlo, Gianfranco Fini condannato a 2 anni e 8 mesi

Cronaca
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Il procedimento è legato all'indagine sulla compravendita di un appartamento lasciato in eredità dalla contessa Annamaria Colleoni ad Alleanza Nazionale. La compagna dell'ex presidente della Camera, Elisabetta Tulliani, è stata condannata a 5 anni mentre il fratello di lei a 6 anni e il padre dei due a 5 anni. Fini: "Non sono stato ritenuto responsabile di riciclaggio. Dopo tante accuse sono responsabile di cosa? Di aver autorizzato la vendita. Non mi è chiaro in cosa consista il reato". I legali: "Faremo appello"

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L'ex presidente della Camera, Gianfranco Fini, è stato condannato a 2 anni e 8 mesi nel processo per la casa di Montecarlo legato all'indagine sull’operazione di compravendita, che risale al 2008, di un appartamento lasciato in eredità dalla contessa Annamaria Colleoni ad Alleanza Nazionale. La compagna di Fini, Elisabetta Tulliani, è stata condannata a 5 anni mentre il fratello di lei, Giancarlo Tulliani, a 6 anni e il padre dei due, Sergio Tulliani, a 5 anni. La Procura di Roma aveva chiesto 8 anni di reclusione per Fini, 9 anni Elisabetta Tulliani, 10 anni per Giancarlo Tulliani e 5 anni per Sergio Tulliani.

Fini: "Non autorizzai la vendita a Tulliani"

"Non sono deluso: non sono stato ritenuto responsabile di riciclaggio, evidentemente l'unica cosa che ha impedito di assolvermi è l'autorizzazione alla vendita dell'appartamento che è del tutto evidente non è stata da me autorizzata. Me ne vado più sereno di quello che si può pensare dopo 7 anni di processi. Ricordo a me stesso che per analoga vicenda una denuncia a mio carico fu archiviata dalla procura di Roma", ha detto Fini dopo la sentenza. "È giusto avere fiducia nella giustizia, certo se fosse un po' più sollecita. Dopo tanto parlare, dopo tante polemiche, tante accuse, tanta denigrazione da un punto di vista politico sono responsabile di cosa? Di aver autorizzato la vendita. Non mi è ben chiaro in cosa consista il reato". Poi ha aggiunto: "Non ho autorizzato la vendita dell'abitazione di Montecarlo ad una società riconducibile a Giancarlo Tulliani. Quando ho dato l'ok non sapevo chi fosse l'acquirente". E ha precisato: "Per amor di verità e chiarezza, non ho detto che non ho mai autorizzato la vendita della casa. Ho detto che non ci volevano certo sette anni per sapere che avevo autorizzato la vendita dell'appartamento di Montecarlo. Per avere conferma di questo, basta ascoltare ciò che ho detto oggi di fronte alle telecamere dopo la sentenza".

I legali: "Faremo appello, lui è innocente"

"Faremo appello. Noi ci aspettavamo un'assoluzione, siamo convinti dell'innocenza del nostro assistito. Siamo certi che in Appello anche questo ultimo residuo sarà abbondantemente chiarito. La vicenda relativa all'autorizzazione alla vendita della casa di Montecarlo sostanzialmente, a nostro avviso, rappresenta una sovrapposizione rispetto alla stessa vicenda che ora oggetto di un provvedimento di archiviazione", hanno detto gli avvocati di Fini, Michele Sarno e Francesco Caroleo Grimaldi. Sull'eventuale prescrizione dell'accusa i difensori hanno aggiunto che è un aspetto che andrà valutato. "Bisogna verificare quale qualificazione giuridica è stata data. Leggeremo le motivazioni. Siamo fortemente fiduciosi che in Appello anche questo ultimo piccolo segmento cadrà e l'esito sarà liberatorio sotto tutti gli aspetti", hanno aggiunto gli avvocati.

La memoria difensiva

Lo scorso 18 aprile il collegio difensivo dell'ex presidente della Camera aveva depositato una memoria difensiva. Nel documento gli avvocati Michele Sarno e Francesco Caroleo Grimaldi affermavano che è "evidente quanto la dichiarazione resa da parte di Elisabetta Tulliani sia incontrovertibilmente atta a riscontrare quanto emerso nel procedimento relativamente alla estraneità di Fini". Tulliani "attraverso le proprie spontanee dichiarazioni si è prodotta in affermazioni auto ed etero-accusatorie. Dichiarazioni in cui, altresì - si diceva nella memoria - ha inteso chiarire espressamente l'inconsapevolezza, da parte di Fini, relativamente ai rapporti intercorrenti e alle azioni poste in essere dalla stessa congiuntamente al fratello Giancarlo Tulliani". In merito alle accuse mosse a Fini dall'allora parlamentare Amedeo Laboccetta nel corso delle indagini, i difensori spiegavano che si tratta di "dichiarazioni chiaramente mendaci e frutto di un interesse dettato da motivi di livore nei confronti dell'imputato e dal desiderio di determinare (nella fase in cui le dichiarazioni sono state rese) le condizioni per una rivalutazione favorevole del proprio quadro cautelare".

Il presidente della Camera Gianfranco Fini con la compagna Elisabetta Tulliani a Villa Miani per la cerimonia del 64/mo della costituzione dello Stato d'Israele.       ANSA/MAURIZIO BRAMBATTI

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Le indagini e le accuse

Inizialmente il procedimento vedeva coinvolte anche altre persone, tra cui il "re delle Slot" Francesco Corallo e lo stesso Laboccetta. Per loro la decisione dei giudici del 29 febbraio ha fatto scattare la prescrizione delle accuse. Secondo l'iniziale impianto accusatorio dei pm della Dda capitolina gli appartenenti all'associazione a delinquere mettevano in atto, evadendo le tasse, il riciclaggio di centinaia di milioni di euro. Quel fiume di denaro, una volta ripulito, è stato utilizzato da Corallo per attività economiche e finanziarie ma anche, è la convinzione degli inquirenti, in operazioni immobiliari che hanno coinvolto i membri della famiglia Tulliani. Gli accertamenti della Procura hanno riguardato, quindi, anche l'appartamento di Boulevard Principesse Charlotte, finito poi nella disponibilità di Giancarlo Tulliani che attualmente vive a Dubai.

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