Sapienza, studenti in sciopero della fame e incatenati. Tornano liberi 2 giovani arrestati

Cronaca
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Dopo gli scontri di ieri, in mattinata i collettivi si sono dati appuntamento davanti al tribunale di Roma per manifestare contro l'arresto di due ragazzi: per entrambi, una 28enne e un ventenne cittadino libico, fermo convalidato ma nessuna misura cautelare. Processo il 22 e il 23 maggio. Intanto, i giovani che sono in presidio con le tende nell'università si sono incatenati e sono in sciopero della fame “fino a quando la rettrice non ascolterà le nostre richieste”

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Continuano le tensioni intorno all'università La Sapienza di Roma. Le ragazze e i ragazzi dei collettivi che da tre giorni sono in presidio con le tende all'interno dell'ateneo si sono incatenati e sono in sciopero della fame. "Saremo in sciopero della fame fino a quando la rettrice Antonella Polimeni non ascolterà le nostre richieste", hanno detto. Intanto dopo gli scontri di ieri, quando c'è stata la riunione del Cda e del Senato accademico sulla questione degli accordi di ricerca con Israele, stamattina i collettivi si sono dati appuntamento davanti al tribunale della capitale per manifestare contro l'arresto di un ragazzo e una ragazza. Entrambi sono tornati liberi: fermo convalidato, ma nessuna misura cautelare. La 28enne è accusata di resistenza a pubblico ufficiale e lesioni, il ventenne - cittadino libico - di danneggiamento aggravato per essere salito su un mezzo della polizia. Andranno a processo il 22 e il 23 maggio. "Devastazioni, aggressioni, scontri, assalti a un Rettorato e a un Commissariato, con un dirigente preso a pugni. Questo non è manifestare, ma delinquere", ha commentato ieri sera la premier Giorgia Meloni. “La violenza non è, e mai sarà, espressione di libertà", ha aggiunto il presidente del Senato Ignazio La Russa.

Gli studenti in sciopero della fame e incatenati

Da stamattina, quindi, alcuni studenti hanno iniziato uno sciopero della fame. "Il nostro Paese non è ancora disposto ad adoperarsi per costruire le condizioni per la pace, ma non c'è più tempo. Siamo incatenati e in sciopero della fame davanti al rettorato della Sapienza perché è dal cuore della più grande università d'Europa che ottenere un passo indietro da chi è complice di un genocidio, può produrre un importante cambiamento", hanno spiegato gli studenti in un appello. “Saremo in sciopero della fame fino a quando la rettrice Antonella Polimeni non ascolterà le nostre richieste", ha poi aggiunto Francesca di Cambiare Rotta, incatenata davanti al Rettorato. "Continuiamo a chiedere lo stop agli accordi. E forse a questo punto la mossa giusta sarebbe anche dimettersi. I docenti ieri hanno presentato delle criticità e non ha dato ascolto a quello che è stato detto", ha aggiunto. Per Francesca si tratta di un "problema di democrazia interna". "Per noi appare logico che lei si dimetta perché non rappresenta le volontà della comunità studentesca", ha concluso.

La conferenza

Alle 13 c’è stata anche una conferenza stampa delle ragazze e i ragazzi di Sapienza for Palestine davanti al rettorato dell'università. "Non c'è stato alcun assalto al commissariato, avevano appena arrestato in silenzio uno di noi. Volevamo avere sue notizie, portare solidarietà. È pretestuoso continuare a parlare di un assalto al commissariato che non c'è stato. Non si parla invece della rettrice che preferisce manganellare piuttosto che scendere ad ascoltarci", hanno detto. I ragazzi hanno aggiunto che "in ospedale c'è una ragazza ferita dai manganelli". “Chiediamo ufficialmente alla rettrice Antonella Polimeni di venire a rendere conto delle sue decisioni. Non è accettabile che la rettrice del più grande ateneo d'Europa fugga dal dialogo con la sua comunità", hanno spiegato ancora. E hanno rilanciato l'appuntamento per domani, "alle 18 sul pratone, per una grande assemblea pubblica aperta anche alla città che chiede un confronto con la rettrice e tutta la governance d'ateneo". "Sono mesi che ci mobilitiamo per la Palestina e se le forze dell'ordine arrivano a manganellare gli studenti significa che la nostra università non è più uno spazio democratico", hanno concluso.

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Il presidio davanti al tribunale

Alcune decine di studenti, invece, hanno partecipato al presidio a Piazzale Clodio "in solidarietà con gli arrestati" negli scontri di ieri, che oggi sono stati processati per direttissima. "Riteniamo questi arresti una iniziativa gravissima e siamo qui per ribadire solidarietà ai nostri amici - ha detto in mattinata Giulio di Potere al Popolo -, perché quanto avvenuto ieri è inaccettabile. Ieri chiedevamo lo stop immediato degli accordi Italia-Israele ma nessuna risposta è arrivata dall'università. Gli scontri sono stati violenti ed immotivati, noi ci stavamo muovendo in maniera pacifica ma oramai in questo Paese c'è un clima di repressione". Presenti anche i genitori della 28enne arrestata e poi tornata libera, che ha respinto ogni addebito. "Nostra figlia non ha precedenti ed è laureata con il massimo dei voti in Cooperazione internazionale. Ieri era all'università per accompagnare un amico di Padova e aveva con sé anche il suo cane. Si è trovata di fronte le forze dell'ordine schierate ed è stata portata via dai poliziotti. Oggi aveva un colloquio di lavoro", hanno raccontato. Presente anche il papà dell'altro giovane arrestato, di origini libiche, a cui è contestato il danneggiamento. "Siamo in Italia da cinque anni, mio figlio studia Economia e non ha precedenti ed è anche affetto da problemi gravi di salute", ha spiegato.

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Gli scontri e le tensioni

Ieri, quindi, alla Sapienza è stata una giornata di scontri e tensioni. Due gli arrestati, dopo il tentativo di irruzione prima al Senato accademico e poi al commissariato sotto al quale si erano radunati dei manifestanti: uno è stato fermato dopo avere danneggiato un'auto della polizia, una ragazza avrebbe aggredito un dirigente della polizia durante il tentativo di irruzione nel commissariato. "Boicottare Israele, fuori la guerra dall'università, vergogna, assassini", gli slogan dei manifestanti. È stato anche letto un appello - firmato da 2.500 tra studenti, ricercatori, amministrativi e 150 docenti dell'ateneo - in cui si spiegano le ragioni della protesta e si chiedeva al Senato accademico di sospendere gli accordi con gli atenei israeliani: "Chiediamo la sospensione, non la cancellazione, di questi accordi e rimandiamo al mittente qualunque idea di razzismo e antisemitismo”. I toni sono poi diventati via via più duri quando sono iniziate a filtrate notizie dal Senato accademico in corso, che con il Cda ha emesso un comunicato dai toni netti e fermi. La Sapienza, si legge nel documento, "rifiuta l'idea che il boicottaggio della collaborazione scientifica internazionale, la rinuncia alla libertà della didattica e della ricerca, e la negazione delle associate responsabilità di ogni singolo ricercatore, possano favorire la pace e il rispetto della dignità umana" anche se esprime innanzitutto "dolore e orrore per l'escalation militare e per la conseguente crisi umanitaria in corso in Palestina". Dopo qualche momento di tensione con la polizia davanti al rettorato, avendo compreso che la protesta non aveva dato i risultati sperati, i giovani sono sfilati in corteo fuori dalla città universitaria, poi gli scontri con la polizia. Infine gli studenti hanno ripreso il corteo fino a piazzale del Verano imbrattando lungo il cammino un bus e la serranda di un supermercato. Secondo fonti qualificate, al corteo erano presenti anche alcuni anarchici e personaggi legati alle organizzazioni di resistenza palestinese in Italia. Sono 27 gli appartenenti alle forze dell'ordine rimasti feriti negli scontri.

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