“Scrivimi quando arrivi”, su WhatsApp il gruppo solidale di donne e ragazze

Cronaca
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“Se hai paura a tornare a casa da solo, puoi essere coinvolto. Poi, facciamo delle verifiche prima di aggiungere qualcuno in un gruppo, per evitare l'ingresso di malintenzionati” dichiara l'ideatrice della chat che si sta allargando in tutta Italia

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"Scriviquandoarrivi" è un gruppo - per lo più di ragazze-  che si aiutano a vicenda tramite il telefono in determinati momenti: quando stanno per strada da sole o se hanno paura di fare “brutti incontri” di notte. Chi vuole può scrivere per restare in contatto con le altre sulla chat finché non è giunto a destinazione.L'idea è venuta ad una studentessa 22enne di giurisprudenza di nome Samia Outia. 

Il gruppo solidale

La rete solidale su Whatapp nasce a Bologna ma si diffonde in pochissimo tempo anche a Torino, Firenze, Roma e Bergamo. Conta 350 iscritti che non si conoscono tra loro ma si danno volentieri una mano. “L’ iniziativa coinvolge soprattutto donne, persone trans e appartenenti alla comunità queer” precisa Samia a La Stampa.  “Se hai paura a tornare a casa da solo, puoi essere coinvolto. Poi, facciamo delle verifiche prima di aggiungere qualcuno in un gruppo, per evitare l'ingresso di malintenzionati, ma non mi metto di certo a chiedere qual è il sesso d'appartenenza” dichiara la giovane. 

“Sorella non sei sola”

Non è solo la notte a spaventare. Ci sono per esempio segnalazioni anche nel tardo pomeriggio, di amiche che si trovano a compiere un tratto di strada che le inquieta. "C'è sempre qualcuna pronta a telefonare o ad andare di persona, per accompagnare questa sconosciuta e dirle: Sorella, non sei sola” precisa Samia al quotidiano di Torino. 

da Instagram

Le richieste d’aiuto 

La maggior parte delle richieste d’aiuto sono arrivate attraverso Instagram. Nelle città quelle di “Scrivimi quando arrivi” sono visibili attraverso volantini affisi sui pali o scritte sui muri che dicono: "Hai paura a tornare a casa da sola? Anch'io”. Organizziamoci, scrivi a @scriviquandoarrivi”. “Qualcuna mi scriveva entusiasta dell'iniziativa ma mi segnalava che nella sua città non esisteva nulla di analogo, allora le proponevo di aprire il gruppo anche lì” racconta Samia che propone un avvicinamento delle istituzioni. “Se le università volessero informare le studentesse sul come contattarci, ci farebbe piacere”.

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