Massimo Gentile, originario di Erice (Trapani), dal 2019 lavorava come dipendente nel Comune di Limbiate, in provincia di Monza, dove si occupava dei procedimenti del servizio Lavori pubblici. Con lui in manette altri due fiancheggiatori del boss: il tecnico radiologo dell'ospedale di Mazzara del Vallo, Cosimo Leone, e Leonardo Gulotta, che avrebbe messo a disposizione del boss la sua utenza telefonica
Un altro duro colpo è stato assestato alla rete che ha protetto Matteo Messina Denaro durante la sua latitanza. I Carabinieri del ROS hanno arrestato per associazione mafiosa l'architetto Massimo Gentile e il tecnico radiologo dell'ospedale di Mazzara del Vallo, Cosimo Leone, mentre Leonardo Gulotta è stato arrestato per concorso esterno in associazione mafiosa. L'indagine è stata condotta sotto il coordinamento del Procuratore di Palermo Maurizio De Lucia, con l'aggiunto Paolo Guido e i pm Gianluca De Leo e Piero Padova. Finora, dalla cattura del boss avvenuta il 16 gennaio 2023, sono state arrestate 14 persone accusate di aver fornito supporto al capomafia in fuga, e quattro di loro sono già state condannate.
Gentile viveva a Limbiate e lavorava all'Ufficio tecnico del Comune
Originario di Campobello di Mazara, il paese in cui Messina Denaro ha trascorso gli ultimi anni di latitanza, Gentile viveva a Limbiate, in provincia di Monza. L'indagato è parente di Salvatore Gentile, killer ergastolano, marito dell'amante storica di Messina Denaro Laura Bonafede. Secondo gli inquirenti, tra il 2007 e il 2017, l'architetto avrebbe ceduto più volte la sua identità al capomafia ricercato, consentendogli così di acquistare una Fiat 500 e una moto Bmw, di stipulare l'assicurazione sui due mezzi, di compiere operazioni bancarie, "insomma - scrivono i magistrati - di vivere e muoversi nel suo territorio come un cittadino qualunque e con un apparentemente regolare documento di riconoscimento". Dal 2019 era dipendente del Comune di Limbiate (Monza), dove si occupava dei procedimenti del servizio Lavori pubblici. In questa posizione gestiva decine di progetti finanziati con il Pnr. Gli investigatori del Ros sono risaliti a Gentile, ritenuto un insospettabile, da un appunto su una macchina.
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I magistrati: Leone punto di riferimento del boss in ospedale
A Cosimo Leone, cognato di Gentile, i pm contestano di aver garantito al boss latitante, a novembre del 2020, di fare in sicurezza una Tac al torace e all'addome, di avergli consegnato un cellulare riservato durante il ricovero all'ospedale di Mazara del Vallo, nei giorni in cui il capomafia venne operato di tumore al colon e di avergli fatto recapitare dopo le dimissioni il cd della tac da mostrare agli specialisti che lo avevano in cura. Leone sarebbe stato, dunque, per Messina Denaro "oltre che un indispensabile tramite con l'esterno durante l'intero periodo di degenza, anche un importantissimo punto di riferimento all'interno dell'ospedale". Gulotta, infine, è accusato di aver messo a disposizione di Messina Denaro, tra il 2007 e il 2017, la propria utenza telefonica per poter ricevere comunicazioni dal rivenditore della Fiat 500 acquistata sotto falso nome e dalle agenzie assicurative presso le quali erano state stipulate le polizze per la macchina e la moto comprate con l'identità di Gentile.