Gender Gap, Columbro e Rinaldi a Sky TG24: "Problema che ha matrice culturale"

Cronaca

Gli ultimi dati mostrano una situazione preoccupante, con il tasso di occupazione femminile al minimo in Italia. Columbro e Rinaldi, intervistate a Timeline, mettono in luce l'insufficienza di adeguate misure per le discriminazioni di genere nel mercato del lavoro, dalla mancanza di infrastrutture per la famiglia a un congedo di paternità di soli dieci giorni

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È il gender gap il tema dell’ultima puntata di Overview condotta da Alessandro Marenzi. La disparità di genere sul posto di lavoro ha raggiunto percentuali altissime, a causa di stereotipi e modelli culturali che continuano a dominare la società contemporanea. Ne hanno parlato a Timeline, su Sky TG24, Donata Columbro, giornalista e docente di Data Visualization in Iulm, e Azzurra Rinaldi, economista femminista e Direttrice della School of Gender Economics dell’Università La Sapienza di Roma, sottolineando come la maternità sia uno dei principali ostacoli per le donne alla carriera. 

Columbro: “In Italia il più basso tasso di occupazione femminile”

“Quando si mostrano questi dati c’è sempre una sorta di protesta da parte di chi porta altre statistiche”, ha affermato Donata Columbro. “Anche ai vertici di fondazioni e associazioni troviamo uomini. Questo è il dato da andare a osservare quando si va a guardare la disparità. Spesso non è un dato solo che ci fa capire una certa situazione. Oggi io trovo che siamo in un momento che va avanti da qualche mese in cui si mettono in dubbio i dati che dimostrano che le donne sono ancora discriminate nel nostro Paese”, ha aggiunto. “Il fatto che l’Italia abbia ancora il più basso tasso di occupazione femminile non si può mettere da parte, così come non si possono mettere da parte queste statistiche che mostrano una disparità di potere. Quando andiamo a vedere nei panel la maggioranza di posti occupati dagli uomini, quella presenza totalmente maschile ha un certo significato. Raggiunto un certo livello, le donne non possono più salire e fare carriera, perché sono interrotte se sono perché diventate madri o perché ci sono stereotipi o pregiudizi sulla loro capacità anche di leadership”.

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Rinaldi: “Capitale umano femminile potenziale enorme”

“Il tema è in realtà economico, è un tema che ha una matrice ovviamente culturale”, ha dichiarato Rinaldi. “Questi settori in cui vengono occupate le donne sono settori caratterizzati da una elevatissima fragilità. Nell’UE 84% delle donne occupate lavora in settori di cura, che poi come vediamo sono quelli in cui abbiamo contratti più fragili, salari più bassi”, ha proseguito. “Quando parliamo di questi temi molto spesso ricadiamo in una sorta di sentimentalismo nostalgico, ma la verità è che anche secondo importanti osservatori internazionali - penso agli ultimi dati di KPMG - noi qui abbiamo un potenziale enorme, che è quello del capitale umano femminile. KPMG ce lo indica come il fattore prevalente potenziale di crescita del nostro paese.  Sappiamo da Almalaurea che le nostre giovani donne si laureano prima con votazioni più alte, ma poi interviene lo stereotipo. Se noi riuscissimo a fare questo cambiamento culturale, riusciremmo a disegnare delle misure più adeguate”.

Congedo di paternità, Columbro: “Dieci giorni sono pochissimi”

Columbro si è espressa anche in merito al congedo di paternità: “Sapere di averne diritto e richiederli è un’altra questione. E poi, dieci giorni nella vita di un neonato o nel supporto a una famiglia sono pochissimi. Ci sono paesi che stanno facendo grandi avanzamenti su questo anche a livello di dibattito culturale nelle aziende e vengono messe in pratica proprio a livello aziendale anche opzioni diverse. Ogni volta che si affronta questo dibattito, sembra che ogni giorno in più sia una concessione di cui essere grati, non solo le donne, ma anche per i padri che sono i primi beneficiari”. 

Rinaldi: “Mancano infrastrutture per la famiglia”

“Partiamo da un presupposto che è una mancanza di infrastrutture per la famiglia”, ha spiegato Rinaldi, che ha poi continuato: “Noi ci lamentiamo spesso della denatalità. La verità è che siamo lontanissimo dall’obiettivo di Barcellona, che era prima di un bambino ogni tre che abbia una copertura di asili nido e strutture per l’infanzia, adesso l’obiettivo è stato ancora alzato. Noi abbiamo, per esempio in posti come la Calabria, nella fascia da zero a due anni, undici posti disponibili nelle strutture per l’infanzia ogni cento bambine o bambini. Siccome tradizionalmente tutte le attività di cura vengono in maniera quasi naturale attribuite alle madri, questo impatta drammaticamente sul mercato del lavoro e sulla componente femminile del mercato del lavoro”.

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