Inchiesta Perugia su dossier. Nordio chiede commissione parlamentare

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Ieri in commissione parlamentare Antimafia il procuratore Cantone, titolare dell'ufficio umbro, ha svelato la portata dell’indagine elencando numeri di una mole "mostruosa" e “inquietante, 10mila accessi”. "Striano ha presentato una sorta di diario di tutte le pratiche che aveva fatto e ne abbiamo acquisite anche altre, tra cui quella sui fondi della Lega. E questa attività sarà uno degli oggetti di futuro approfondimento”. Pressing per sentire de Raho. Meloni: "Serve conoscere i mandanti"

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Non si fermano le polemiche nate dopo gli sviluppi dell’inchiesta della Procura di Perugia sul presunto dossieraggio a danni di centinaia di politici e personaggi pubblici. Il ministro della Giustizia Carlo Nordio ha detto "che a questo punto si possa e si debba riflettere sulla necessità dell'istituzione di una Commissione parlamentare d'Inchiesta con potere inquirente per analizzare una volta per tutte questa deviazione". Altri accessi abusivi alle banche dati sono avvenuti nonostante l'inchiesta, con nuovi “spioni” che alimentano il mercato delle 'Segnalazioni di operazioni sospette' anche dopo l'indagine aperta sul finanziere Pasquale Striano. Ieri in commissione parlamentare Antimafia il procuratore Raffaele Cantone, titolare dell'ufficio umbro, svela la portata di un'indagine ben più ampia ed elenca numeri di una mole che definisce "mostruosa" ed "inquietante": una sorta di "verminaio". A partire dagli accessi del tenente Pasquale Striano, l'uomo al centro dell'inchiesta sui presunti dossieraggi, che in quasi quattro anni all'interno della banca dati Siva ha consultato 4.124 'Sos', digitando il nominativo di 1.531 persone: considerato il resto delle consultazioni alle altre banche dati, si arriva ad oltre diecimila accessi, ma il "numero è destinato a crescere ulteriormente in modo significativo". I download sono persino il triplo: il finanziere ha scaricato 33.528 file dai sistemi della direzione nazionale Antimafia, per la quale prestava servizio. Intanto, il ministro della Difesa Guido Crosetto ha fatto sapere di aver sentito il presidente del Copasir Lorenzo Guerini e la presidente della commissione antimafia Chiara Colosimo e di aver "dato loro la mia piena disponibilità per un'audizione in relazione al caso dossier generato da un mio esposto". "Ringrazio il dott. Cantone per le parole di gratitudine che ha voluto usare nei miei confronti. Ritengo di aver fatto solo il mio dovere di cittadino e a tutela delle Istituzioni che oggi rappresento", ha aggiunto.

I timori di Cantone

Tornando alle cifre, Cantone ammette i suoi timori: "Che fine hanno fatto gli atti prelevati? Quante di queste informazioni possono essere utili anche ai servizi segreti stranieri?". Il caso ha fatto emergere le vulnerabilità di diverse banche dati che potrebbero esporre al rischio la sicurezza nazionale. C'è una riflessione in corso - cui potrebbe concorrere anche il Copasir - per definire una revisione delle procedure di gestione ed accesso al materiale sensibile. Seppure non ci siano elementi che Striano abbia avuto rapporti con 007 di altri Paesi o soggetti all'estero, non si può escludere il rischio che la diffusione di file riservati metta a repentaglio la sicurezza dello Stato, tanto che lo stesso Cantone e il procuratore nazionale antimafia Giovanni Melillo (audito il giorno prima in commissione) sono stati ascoltati ieri anche dal Copasir, sempre su loro richiesta.

Le indagini

Al di là dei rapporti del tenente con amici giornalisti che, secondo le ipotesi, avrebbero commissionato le ricerche (Striano potrebbe aver cancellato nel cellulare tanti elementi, tra cui almeno una chat con uno di loro), i riflettori sono ora accesi sull'eventuale rete del militare, indagato assieme al sostituto procuratore antimafia Antonio Laudati. "Sappiamo che Striano operava in pool, il coordinatore era lui. Ci sono stati altri accessi alle 'Sos' durante questa fase e continuiamo ad averne di abusivi ad altre banche dati - spiega il procuratore di Perugia - . C'è un sospetto forte, ma non c'è ancora la prova del mandante". Il titolare dell'inchiesta è convinto che "il mercato delle 'Sos' non si è affatto fermato" e per questo è stato aperto un altro filone di indagine che potrebbe ancora allargare il dossier gate, già trasmesso ai pm di Roma.

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Meloni: serve conoscere i mandanti

Quanto emerge dall'inchiesta di Perugia "è una cosa gravissima e più ampia di quanto stiamo vedendo”, ha detto la premier Giorgia Meloni, ospite di Dritto e rovescio. "Bisogna capire per quali interessi varie persone sono state oggetto di dossieraggio per avviare campagne di fango. Ringrazio i procuratori Melillo e Cantone. Non basta sapere chi era il funzionario che violava la banca dati, bisogna capire chi erano i mandanti, bisogna conoscerne nome e cognome, perché questi metodi nello stato di diritto non sono permessi. Non si può difendere questo trincerandosi dietro la libertà di stampa". Il caso "è una questione molto brutta ma molto semplice da spiegare: ci sono alcuni funzionari dello Stato italiano, pagati dai soldi dei cittadini, che accedono a banche date sensibili, che dovrebbero essere usate per combattere la mafia, per passare informazioni sensibili su politici considerati non amici ad alcuni giornali. Particolarmente a quello di De Benedetti, tessera numero 1 del Pd, e al responsabile comunicazione del Pd”, ha aggiunto Meloni. "Qualcuno ha messo in piedi metodi che si usano nei regimi per gettare fango a chi non sta simpatico".

Pressing per sentire de Raho

Aumenta intanto il pressing per l'audizione in Commissione parlamentare Antimafia dello stesso vice presidente della commissione ed ex procuratore nazionale antimafia Federico Cafiero de Raho: a decidere se ascoltarlo potrebbero essere i presidenti di Camera e Senato. L'ex capo della Dna è sempre più accerchiato dai colleghi di centrodestra e di Italia Viva, soprattutto dopo le audizioni del suo successore Giovanni Melillo e del capo della Procura di Perugia, Raffaele Cantone, il quale indaga sui presunti dossieraggi. Per il capogruppo di Forza Italia al Senato Maurizio Gasparri "Cafiero De Raho deve abbandonare la Commissione Antimafia nella quale si trova in palese conflitto di interesse", essendo stato all'epoca degli accessi abusivi del finanziere Striano a capo della Dna. Ma a difendere l'ex procuratore nazionale antimafia scende in campo il leader del Movimento 5 Stelle Giuseppe Conte: "In questo momento un campione dell'antimafia viene messo sotto accusa con delle strumentalizzazioni indegne da parte del centrodestra, un attacco indegno alle istituzioni". De Raho, ora deputato Cinque Stelle, era presente alle audizioni di Melillo e Cantone. Ora dovrebbe essere la presidente della commissione Chiara Colosimo a chiedere la liceità dell'audizione ai presidente delle due Camere, visto che non esistono precedenti in questo senso. 

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