Chiara Ferragni, Guardia di Finanza acquisisce nuovi documenti anche su caso Oreo

Cronaca

L'attività, che si è svolta con la piena collaborazione delle parti, ha permesso di acquisire mail e documenti che dovranno essere valutati prima di passare agli eventuali interrogatori dei protagonisti delle iniziative commerciali e di beneficenza

ascolta articolo

La Guardia di finanza, su richiesta della procura di Milano, ha eseguito una serie di acquisizioni nelle sedi di Oreo, Dolci Preziosi e Trudi e nelle società di Chiara Ferragni coinvolte nell’indagine che vede l’influencer indagata per truffa aggravata. L'attività, che si è svolta con la piena collaborazione delle parti, ha permesso di acquisire mail e documenti che dovranno essere valutati prima di passare agli eventuali interrogatori dei protagonisti delle iniziative commerciali e di beneficenza. Da sciogliere pare siano soprattutto i nodi giuridici più che gli aspetti fattuali.

I documenti

I finanzieri del Nucleo di Polizia Economico Finanziaria della Guardia di Finanza del capoluogo lombardo si sono recati con una richiesta di consegna documenti nella sede milanese della Oreo, in quella di Cerealitalia (che detiene il marchio Dolci Preziosi) in provincia di Bari, e a Tarcento, in provincia di Udine, dove si trova l'azienda Trudi che ha prodotto la mascotte con le sembianze di Chiara Ferragni. Inoltre sono andati negli uffici di Fenice e Tbs-Crew, società della influencer. Sono già state fatte nei mesi scorsi acquisizioni invece per il caso del pandoro Pink Christmas.

vedi anche

Caso Ferragni, indagato per truffa aggravata anche il manager

Il caso Oreo

Come aveva già fatto sapere Mondelez Italia (titolare del brand del noto biscotto, estranea all'inchiesta), "l'accordo di collaborazione tra Oreo e Chiara Ferragni" comportava che l'influencer "disegnasse un packaging in limited edition di Oreo Double," venduto alla grande distribuzione allo stesso prezzo del prodotto standard. In contemporanea veniva realizzata una "capsule collection" di abbigliamento a marchio Oreo by Chiara Ferragni, una parte della quale era legata al concorso "Libera il tuo stile Oreo", quindi non in vendita. Una seconda parte, invece, veniva venduta "direttamente" dall'influencer milanese sui propri canali. In tutto questo "la beneficenza non è mai stata prevista".  Dunque, secondo la società, è stata una sua decisione autonoma, al di fuori dell'accordo commerciale, quella promessa di devolvere in beneficenza, per iniziative contro il Covid, l'intero ricavato delle vendite di questi abiti. Anche l'azienda Trudi, con una nota simile, si era smarcata dal caso della mascotte di pezza. 

vedi anche

Caso Ferragni, Oreo risponde a Codacons: nessun accordo di beneficenza

Cronaca: i più letti