Leggere per gli altri: benefici ed effetti positivi per chi legge e chi ascolta

Cronaca
Ludovica Passeri

Ludovica Passeri

Il movimento "LaAV - Letture ad Alta Voce" ha un motto: "Io leggo per gli altri". I volontari armati di un buon libro portano le storie, da quindici anni, negli ospedali, nei centri diurni, nelle strutture per minori non accompagnati, nei centri per migranti, nelle Rsa. In molte università italiane e internazionali si studiano i benefici di questo approccio e si sperimentano sul campo progetti innovativi centrati sulla lettura condivisa

ascolta articolo

“Un giorno mentre lavoravo in una classe di ragazzi cosiddetti difficili, fuoriusciti dal sistema di istruzione, vidi un docente che leggeva per loro. Lo ascoltavano attenti. Ebbi l'illuminazione. Sono passati vent'anni e non ho più smesso di leggere per gli altri”, racconta a Sky TG24 Martina Evangelista, presidente di LaAV - Letture ad Alta Voce, movimento di volontari nato nel 2009 e diffuso in tutta Italia. “Si tratta di militare attraverso il regalo della voce, attraverso i libri, di portare la lettura delle storie alle persone che si trovano - spiega -  in condizione di svantaggio temporaneo o permanente, svantaggio fisico ma anche socioeconomico, culturale, affettivo”. 

 

I volontari

Un libro, un lettore volontario e un gruppo di persone che ascoltano. Questi sono gli ingredienti della “lettura ad alta voce”, ma quali sono i benefici? “Chi ascolta, quindi il ricevente, si sente gratificato, riconosciuto da qualcuno che sceglie di dedicare il suo tempo, le sue attenzioni. L’obiettivo poi è quello di democratizzare l’accesso alle storie, riconoscendo che c’è un diritto alle storie perché la letteratura fa bene all’anima. Spesso però i libri sono relegati a certi luoghi, a determinati contesti, a cui non tutti hanno un facile accesso. E a giudicare dall’entusiasmo con cui è atteso il momento della lettura nelle diverse strutture dove operiamo, possiamo dire che ce n’è un gran bisogno". Per questo i volontari LaAV hanno appuntamenti fissi: ci sono persone che aspettano impazienti. Ogni volontario presta il tempo che ha a disposizione, dipende dalle vite di ciascuno. "L'importante è che quel tempo, piccolo o grande che sia, venga rispettato, come fosse un rituale, per rafforzare il senso di fiducia reciproca”, continua. Non serve essere attrici o attori per leggere per gli altri ma la volontà di mettersi in gioco, in relazione, di donare, lo spirito giusto e una certa disposizione d’animo. Attraverso la nostra capacità base di lettura riusciremo ad animare le trame, incarnare il racconto perché nelle storie buone ci sono già tutte le possibili sfumature dell'interpretazione. Fanno molto le caratterizzazioni dei personaggi, la punteggiatura, le pause. Basterà centrarsi su quel buon libro che abbiamo in mano e renderlo vivo e vero per le persone che ci ascoltano".  Ma la lettura ad alta voce, non è mai unidirezionale. Anche chi legge esce arricchito dall’esperienza di condivisione: “Chi legge per gli altri legge due volte. La stessa storia - insiste Evangelista - letta in autonomia o in compagnia acquista nuovi significati, nuovi ritmi, nuovi suoni e mettersi al servizio della lettura e delle comunità potenzia benessere e autostima di chi offre la sua voce”.

approfondimento

Mencarelli: dopo "Tutto chiede salvezza" un romanzo sull'autismo

Gli studi

Insomma, una forma innovativa di volontariato e cittadinanza, ma non solo. La lettura ad alta voce è una pratica che, da decenni ormai, è oggetto di numerosi studi accademici e ricerche sul campo: dall’università di Perugia in cui è stato aperto un programma di dottorato su questo tema, coordinato dal Professor Federico Batini, all’Università di Liverpool, dove è attivo il Centro di ricerca sulla Lettura, la Letteratura e la Società che studia i benefici del "reading aloud" da un punto di vista medico e psicologico. In Italia oltre 20mila insegnanti hanno introdotto la lettura ad alta voce nell'orario di lezione  Uno studio condotto nel quadro del progetto “Leggere forte” sugli studenti toscani ha dimostrato che il controllo motorio e di coordinazione nei bambini che frequentano nidi dove si pratica la lettura ad alta voce migliora fino al 29,7%; nella scuola dell’infanzia si sviluppa la capacità risolvere problemi all'interno delle situazioni sociali (+82%); cresce del 14,3% per i bambini della scuola primaria quello che si chiama il Verbal Comprehension Index (VCI) e che misura la ricchezza del vocabolario, la capacità di fare ragionamenti con le parole e la capacità di restituire quello che si è appreso. Si è constatato che la spinta positiva continua alle medie e al liceo. Può essere infatti un antidoto alla dispersione scolastica perché accorcia le distanze tra figli di genitori acculturati e quelli nati in famiglie in cui le librerie sono vuote, ragazzi che hanno meno occasioni di diventare lettori o “lettori forti”.


Raccontare attraverso le immagini

Le scelte di lettura, i tempi di lettura, le modalità cambiano in relazione all’uditorio: “Ci saranno letture più brevi e dinamiche per chi ha bisogno di potenziare la capacità di ascolto. In questo caso, la lettura può rappresentare una sorta di allenamento. Utilizziamo un approccio simile con i bambini e con gli anziani o con le persone che hanno problemi di memoria. Ci sono dei bellissimi libri illustrati, concepiti per l'infanzia, che possono andare benissimo per persone con difficoltà di comprensione del testo o una soglia di attenzione bassa. Attraverso le immagini possono visualizzare la storia, seguirla più agevolmente”, aggiunge Evangelista. Organizzare una lettura ad alta voce è semplice. “Si può fare ovunque e la sfida è proprio scegliere i posti più impensati e leggere dappertutto”, sottolinea. Parliamo delle Rsa, dei centri diurni per persone fragili, delle case famiglia, dei centri per migranti, per minori non accompagnati, degli ospedali. Tutti luoghi in cui ogni settimana i volontari di LaAV dalla Lombardia alla Sicilia si riuniscono armati di un buon libro.

 

approfondimento

Come vivono oggi i profughi afgani in Italia?

Diventare più empatici e sentirsi meno soli leggendo

Anche fuori dalle scuole e dalle classi, questo approccio è vincente perché la lettura condivisa permette di avvicinarsi ai libri a chi altrimenti non riuscirebbe a leggere in autonomia. Incontrare le storie di altri aiuta a trovare “assonanze e concordanze”, connessioni con il proprio stare al mondo e con la propria condizione di fragilità, come documentato nel volume edito da Il Mulino dal titolo “La lettura ad alta voce condivisa”. Senza dimenticare i benefici riguardano anche la capacità di gestione delle proprie emozioni e della comprensione delle emozioni altrui, perché la lettura ad alta voce mette in relazione più individui. Essere esposti ai racconti spinge a rispecchiarsi nei personaggi, a sviluppare empatia. "Con una storia si può ridere, viaggiare, ci si può commuovere, riflettere", conclude Evangelista.

 

approfondimento

I ragazzi invisibili, viaggio tra i giovani che vivono in strada

Cronaca: i più letti