Il sindacato di categoria ha votato due documenti a maggioranza per bocciare le riforme annunciate dal ministro della Giustizia Carlo Nordio. Fra queste, il taglio alla spesa per le intercettazioni, di cui va riaffermata "la necessaria difesa e salvaguardia"
Il Comitato direttivo dell’Anm, l’Associazione nazionale magistrati, torna a discutere delle intercettazioni: "Nel doveroso rispetto delle decisioni delle corti nazionali e sovranazionali in materia di utilizzazione delle conversazioni acquisite tramite i telefoni cellulari, e nel parimenti dovuto rispetto dei principi costituzionali di tutela della riservatezza delle conversazioni private, va riaffermata la necessaria difesa e salvaguardia dello strumento delle intercettazioni". Nella giornata di oggi, 21 gennaio, il sindacato di categoria ha votato due documenti a maggioranza per bocciare le riforme annunciate dal ministro della giustizia Carlo Nordio. Fra queste c’era il taglio alla spesa proprio per le intercettazioni.
“Intercettazioni sono strumenti essenziali”
Prosegue la nota: "Nella recente relazione del ministro sullo stato della Giustizia - nota l'organismo dell'Associazione nazionale magistrati - piuttosto che l'indicazione di strumenti che possano essere di ausilio al quotidiano impegno dei magistrati, e dei loro collaboratori, nel rendere il migliore servizio a tutela dei diritti dei cittadini, piuttosto che esporre con quali mezzi si intendano perseguire gli obiettivi del Pnrr (nel processo penale forse attraverso una App nata già obsoleta e che al momento consente solo di decuplicare il tempo necessario all'evasione di una richiesta di archiviazione?), si è avuta una nuova manifestazione del timore per il preteso eccessivo potere degli uffici di procura e per i pretesi abusi delle intercettazioni o di altri strumenti di ricerca della prova, essenziali nel contrasto delle forme di criminalità organizzata o di gravi delitti contro l'economia e la pubblica amministrazione".
Anm a Nordio: “Abbiamo già dimostrato capacità di lavoro e sacrificio”
"I magistrati stanno già dimostrando grande capacità di lavoro e di sacrificio e nulla può essere loro richiesto in più. È stato fissato l'obiettivo pressoché irraggiungibile dell'eliminazione del 90% dell'arretrato entro il giugno 2026, senza che il Governo abbia mai consultato l'Anm. Non esiste efficienza senza investimento di risorse: è essenziale mantenere inalterato il numero degli addetti all'Ufficio per il processo, anche dopo il 2026", si legge nel documento del Comitato direttivo centrale dell'Anm approvato oggi. "Resta fondamentale - continua l'organismo dell'Associazione nazionale magistrati - il mantenimento dell'attuale modalità di reclutamento e di formazione di giudici e pubblici ministeri, poiché valorizza la comune cultura della giurisdizione, che è essenziale per tutti gli appartenenti all'ordine giudiziario, siano essi giudici che pubblici ministeri, quale prima garanzia dell'indagato e vero fondamento della legittimazione e responsabilità dell'organo del pubblico ministero, che è il primo presidio del rispetto delle garanzie per la persona sottoposta a indagini e per la persona offesa".
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“Nessun arretramento sulla tutela della magistratura”
Infine, il Comitato direttivo centrale dell'Anm ribadisce il proprio impegno "a tutela del ruolo e delle prerogative consiliari nel sistema costituzionale, afferma con convinzione che non potrà essere giustificato alcun arretramento rispetto alla tutela dell'indipendenza della magistratura, che è il presupposto necessario e indefettibile per un sereno esercizio della giurisdizione a tutela di tutti i cittadini".