Le sezioni unite della Cassazione hanno disposto un processo di appello bis per otto militanti di estrema destra che avevano compiuto il saluto nel corso di una commemorazione a Milano nel 2016
Per il saluto romano va contestata la legge Scelba sull'apologia del fascismo e in particolare l'articolo 5. È questa la decisione delle sezioni unite della Cassazione che hanno disposto un processo di appello bis per otto militanti di estrema destra che avevano compiuto il saluto nel corso di una commemorazione a Milano nel 2016.
La decisione
Nelle informazioni provvisorie, la Suprema Corte afferma che "la 'chiamata del presente' o 'saluto romano' è un rituale evocativo della gestualità propria del disciolto partito fascista, integra il delitto previsto dall'articolo 5 delle Scelba, ove, avuto riguardo a tutte le circostanze del caso, sia idonea a integrare il concreto pericolo di riorganizzazione del disciolto partito fascista". I giudici, inoltre, ritengono che "a determinate condizioni può configurarsi" anche la violazione della legge Mancino che vieta "manifestazioni esteriori proprie o usuali di organizzazioni, associazioni, movimenti o gruppi che hanno tra i propri scopi l'incitamento alla discriminazione o alla violenza per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi. I due delitti possono concorrere sia materialmente che formalmente in presenza dei presupposti di legge".
Cosa prevede l'articolo 5 della legge Scelba
L'articolo 5 della legge Scelba del 20 giugno 1952, n. 645, prevede che "chiunque, partecipando a pubbliche riunioni, compie manifestazioni usuali del disciolto partito fascista ovvero di organizzazioni naziste" sia punito "con la pena della reclusione sino a tre anni e con la multa da duecentomila a cinquecentomila lire. Il giudice, nel pronunciare la condanna, può disporre la privazione dei diritti previsti nell'articolo 28, comma secondo, numeri 1 e 2, del codice penale per un periodo di cinque anni".
Cosa comporta questa sentenza
A spiegare cosa cambia con questa sentenza è l'avvocato Francesco Romeo: "In attesa di leggere le motivazioni, la decisione della Cassazione può essere riassunta così: perché il saluto romano costituisca reato per la legge Scelba deve essere associato alla sussistenza del pericolo concreto di riorganizzazione del disciolto partito fascista e, a determinate condizioni, il 'saluto fascista' può integrare il delitto previsto dal decreto Mancino. I due reati possono concorrere e ciò significa che con lo stesso gesto possono essere violate sia la legge Scelba che il decreto Mancino". "Alla luce di quanto premesso - aggiunge - la sentenza di Milano è stata annullata per difetto di motivazione, nel nuovo giudizio di appello si dovrà valutare se si siano verificate quelle condizioni per le quali, secondo le sezioni unite, il saluto romano costituisce reato secondo l'art. 2 del decreto Mancino".
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"È una presa di posizione molto significativa assunta al massimo livello possibile, cioè dalle Sezioni unite della Cassazione", spiega invece l'avvocato Emilio Ricci, vice presidente dell'Anpi. "È molto importante perché fa chiarezza su questi profili che da tempo abbiamo segnalato. Adesso vengono stabiliti alcuni criteri fondamentali che distinguono i saluti romani come espressione individuale da quelli di carattere generale con più persone che richiamo tutti i segni e rituali di tipo fascista e che possono essere letti come ricostituzione del partito fascista". Per Ricci è "ancor più importante per quanto riguarda il recente caso di Acca Larentia su cui l'Anpi ha presentato un esposto-denuncia. L'augurio - ha concluso - è che la Procura proceda, per i responsabili, per violazione della legge Scelba e Mancino".
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Diversa la lettura che dà della sentenza CasaPound Italia: "Una vittoria che finalmente mette fine a una serie di accuse che non avevano alcun senso, con buona pace di chi, ad ogni Presente, invoca condanne e sentenze esemplari. Il saluto romano sarà reato solamente se c'è un effettivo pericolo concreto di ricostituzione del partito fascista, cosa assolutamente esclusa nel caso di commemorazioni. Questa vittoria mette la parola fine anche alle polemiche indegne che si sono scatenate dopo la commemorazione di Acca Larenzia dove, invece di indignarsi perché dopo 40 anni degli assassini sono ancora a piede libero, la sinistra democratica ha subito chiesto processi e condanne per chi ha deciso di ricordare".