Strage di Erba, cos'è la revisione del processo e cosa potrebbe cambiare

Cronaca
Federica Villa

Federica Villa

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La Corte d'appello di Brescia ha deciso che venga discussa l'istanza delle difese di Olindo Romano e Rosa Bazzi e del sostituto pg di Milano. Udienza fissata per l'1 marzo: "Diversi gli esiti che si possono configurare, anche il proscioglimento", spiega a Sky TG24 l'avvocato penalista Danila De Domenico

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Nuovi sviluppi giudiziari sulla strage di Erba: la Corte d'Appello di Brescia ha ammesso il ricorso di Olindo Romano e Rosa Bazzi, condannati in via definitiva all'ergastolo per i fatti dell'11 dicembre 2006 (furono uccise quattro persone, fra cui un bambino di appena 2 anni, mentre una rimase gravemente ferita). La prima udienza è già fissata per il prossimo 1 marzo: in quella sede i giudici decideranno sull'istanza di revisione presentata dalle difese dei due coniugi e dal sostituto pg di Milano, Cuno Tarfusser. "I casi di revisione - che non sono tantissimi - sono quelli di appelli straordinari. Si tratta di un procedimento che viene azionato quando la sentenza è passata in giudicato (articolo 630 del Codice di procedura penale). Nel caso specifico, viene presentato il giudizio di revisione alla luce dell'acquisizione di nuove prove e - soprattutto - di una contestazione di come sono state acquisite alcune prove in primo e secondo grado di giudizio. In sostanza, visto che si critica il modo di acquisizione, diventano nuove prove anche quelle già esistenti", spiega, intervistata da Sky TG24, l’avvocato penalista Danila De Domenico. 

Che ruolo hanno le prove?

A quanto si è appreso, ci sono alcuni nuovi testimoni e una serie corposa di consulenze alla base della richiesta di revisione della sentenza che ha condannato definitivamente Olindo Romano e Rosa Bazzi. Ma, al di là dei nuovi elementi e dei nuovi testimoni, l’avvocato De Domenico sottolinea come sarà importante vagliare gli aspetti già esistenti: "Ci sono tre prove in questo processo: la macchia di sangue della moglie di Frigerio rinvenuta nella macchina di Olindo, la testimonianzia di Frigerio (unico sopravvissuto) che dice di aver riconosciuto Olindo nell'aggressore e le confessioni dei due coniugi. Ma la criticità di ognuna di queste prove è enorme". "Sembrerebbe che la macchia di sangue trovata nell'auto non sia poi quella che è stata esaminata: mancherebbe la 'catena della prova', cioè non è chiaro come questo elemento sia arrivato poi al vaglio dei giudici. Mentre sulla testimonianza di Frigerio, lui in un primo momento diede una descrizione dell'aggressore, senza fare il nome di Olindo", che fece solo in una seconda fase. Adesso invece, "emerge che l'uomo poteva avere un ritardo cognitivo", dato dal trauma subito, "così il suo riconoscimento di Olindo viene messo molto in discussione". E ancora: le nuove perizie mettono in dubbio l'attendibilità delle confessioni rese dai due coniugi - e poi ritrattate - "che sarebbero stati ai limiti delle capacità di intendere e volere" mentre rendevano le loro dichiarazioni sugli omicidi.

 

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Quali sono i possibili esiti dell'udienza dell'1 marzo?

Ma cosa succederà nell'udienza dell'1 marzo? Quel giorno "la Corte d'Appello valuterà l'ammissibilità della revisione", spiega De Domenico. E sono tre gli scenari che si possono configurare: "Primo caso: inammissibilità. Secondo caso: rigetto della richiesta di revisione. Terzo caso: accoglimento della richiesta (ammissibilità)". Ed è in quest'ultimo caso che "i giudici dovranno poi decidere se il giudizio di revisione e tutte le argomentazioni presentate dal procuratore sono valide e quindi procedere con il proscioglimento". I tempi, stima l'avvocato, "saranno brevi", sia che dopo l'udienza venga confermata la sentenza di condanna sia che, alla luce dei nuovi elementi, venga riconosciuta l'assenza di responsabilità, con il proscioglimento e la liberazione di Olindo e Rosa.

La strage di Erba

Nella strage di Erba furono uccisi Raffaella Castagna, suo figlio Youssef,  di 2 anni, la madre di Raffaella, Paola Galli e una loro vicina di casa, Valeria Cherubini. Si salvò soltanto, anche se gravemente ferito, il marito della Cherubini, Mario Frigerio, che morì alcuni anni dopo e che fu appunto testimone chiave nel processo riconoscendo Olindo Romano come il suo aggressore. Olindo Romano e Rosa Bazzi, come detto, confessarono la strage per poi ritrattare, ma furono condannati definitivamente all'ergastolo.

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