Un'analisi dell'associazione ambientalista boccia il Governo Meloni sul fronte delle politiche energetiche che, in continuità con gli esecutivi precedenti, punta su una transizione basata sul gas fossile piuttosto che accelerare su rinnovabili, efficienza, reti e accumuli
Secondo l'analisi effettuata da Legambiente al XVI Forum QualEnergia con il report "Stop sussidi ambientalmente dannosi" il nostro Paese, ancora oggi, continua a puntare sulle fonti fossili, mentre le rinnovabili e i tanti progetti che riguardano la realizzazione di nuovi impianti continuano a restare fermi sulla carta. Secondo quanto sostiene l'associazione infatti il Governo Meloni, in continuità con quelli precedenti, fa anche molto poco per agevolare la diffusione e lo sviluppo delle rinnovabili frenate da ritardi negli iter burocratici, mancate semplificazioni e no delle sovrintendenze. Ad oggi sono almeno 1.400 i progetti in valutazione al Ministero dell’ambiente e della sicurezza energetica (MASE), tra valutazione impatto ambientale, progetti legati al PNRR e PNIEC, verifiche di ottemperanza.
I dati
Nella prima giornata della XVI edizione del Forum QualEnergia organizzato insieme a Kyoto Club e La Nuova Ecologia e in programma fino a domani nella Capitale, sono emersi dati che raccontano la rotta intrapresa dal Paese tra sussidi, settori più finanziati, e nuovi sussidi per far fronte all’emergenza energetica; a cui si aggiunge anche un possibile ritorno all’utilizzo del nucleare. Ben 18,86 miliardi di euro di sussidi si possono eliminare entro il 2025, sottolinea Legambiente, ai quali vanno aggiunti 8 miliardi di euro di sussidi emergenziali, e che comprendono sussidi alle trivellazioni, agevolazioni per il diverso trattamento fiscale tra benzina gasolio, GPL e metano, il Capacity Market e il supporto per l’installazione di nuove caldaie a gas, per le quali solo nel 2022 sono stati spesi 3,2 miliardi di euro. Numeri che per l’associazione ambientalista darebbero al Paese ampio respiro per intervenire nello stesso settore energetico o in altri con misure strutturali che potrebbero scongiurare una crisi sociale, visto che secondo i numeri della Banca d’Italia, oltre il 60% delle famiglie che vive in questo Paese, già nel 2021, non arrivava a fine mese.
Le proposte
Per questo Legambiente indirizza oggi al Governo Meloni sette proposte e ricorda l’impegno che deve portare avanti l’Italia in questa Cop28, ormai alle battute finali, a partire dall’uscita concreta dalle fonti fossili. Ecco quali sono:
1) Inserire nel Pniec un percorso concreto che porti entro il 2025 alla rimodulazione e cancellazione di tutti i sussidi ambientalmente dannosi entro il 2030.
2) Riformare le accise e le tasse sui diversi combustibili fossili in modo che il costo finale medio annuale sia progressivamente proporzionale alle emissioni di gas serra (CO2 equivalente) generate nella loro combustione, secondo il principio “chi inquina paga”.
3) Aggiornare annualmente il catalogo dei sussidi ambientalmente dannosi (SAD).
4) L’Italia deve fare la sua parte in tema di aiuto ai paesi poveri ed impegnarsi, per il periodo 2023-2025, così da garantire la “sua giusta quota” dell’impegno collettivo di 100 miliardi dei Paesi industrializzati. Risorse che possono essere reperite facilmente attraverso il taglio dei sussidi alle fonti fossili.
5) Mettere in sicurezza energetica il Paese con misure strutturali che vadano nella direzione di aiuto e supporto a famiglie, imprese e allo stesso sistema Paese puntando in primis sulle rinnovabili.
6) Avviare una riforma complessiva del sistema incentivante del settore edilizio. Prioritaria la rimozione immediata dei sussidi per l’installazione di nuove caldaie a gas, che oggi riguardano ecobonus, superbonus e bonus casa, e lo stop all’installazione di nuovi impianti al 2025.
7) Rivedere il tema degli onori di sistema in bolletta eliminando i sussidi diretti, spostando sussidi e voci improprie sulla fiscalità generale.
"Scelte governo alimenteranno dipendenza dall'estero"
“Il Governo Meloni - dichiara Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente - sta dimostrando di preferire una transizione energetica basata sul gas fossile piuttosto che su un nuovo sistema basato su prosumer, autoproduzione, reti smart, accumuli, grandi impianti industriali a fonti rinnovabili e comunità energetiche. Parla di piano Mattei e di un possibile ritorno al nucleare, tutte strade che non porteranno al Paese nessun beneficio e alimenteranno la dipendenza dall’estero. Se l’Italia vuole davvero frenare l’avanzata della crisi climatica servono interventi concreti per contribuire agli obiettivi in discussione alla COP28 di Dubai: triplicare la capacità installata di energia rinnovabile, raddoppiare l’efficienza energetica entro il 2030 e avviare da subito il phasing-out, senza esitazioni, delle fossili. Al Governo chiediamo anche un atto di coraggio: preveda la rimodulazione e la cancellazione di questi sussidi entro il 2030, modifichi sia il decreto sulle aree idonee, perché rischia di bloccare lo sviluppo delle rinnovabili, che quello ‘energia’ con cui sono dichiarati ‘di pubblica utilità, indifferibili e urgenti’ i rigassificatori a terra, a causa dei quali nei prossimi decenni continueremo ad acquistare sempre più gas liquefatto dall’estero, con buona pace dell’obiettivo di decarbonizzazione entro il 2050”.