Giulio Regeni, quattro 007 egiziani rinviati a giudizio

Cronaca

La Presidenza del Consiglio dei Ministri è stata ammessa come parte civile nel procedimento a carico dei quattro 007 egiziani, accusati di avere torturato e ucciso il ricercatore italiano

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Il gup di Roma ha rinviato a giudizio i quattro 007 egiziani - Tariq Sabir, Athar Kamel Mohamed Ibrahim, Uhsam Helmi, Magdi Ibrahim Abedal Sharif - accusati del sequestro e dell'omicidio del ricercatore italiano Giulio Regeni avvenuto al Cairo tra il gennaio e il febbraio del 2016. La prima udienza è stata fissata dal giudice Roberto Ranazzi per il prossimo 20 febbraio davanti alla Corte d'Assise della Capitale. Nei confronti degli imputati, a seconda delle posizioni, le accuse sono di concorso in lesioni personali aggravate, omicidio aggravato e sequestro di persona aggravato. La richiesta di rinvio a giudizio era stata avanzata dal Procuratore aggiunto Sergio Colaiocco.

Presidenza del Consiglio sarà parte civile

La Presidenza del Consiglio dei Ministri è stata ammessa come parte civile nel procedimento a carico dei quattro 007 egiziani, accusati di avere torturato e ucciso Giulio Regeni, in virtù dell'obbligo da parte dello Stato di tutelare l'integrità e la sicurezza dei propri cittadini. Lo ha deciso il gup di Roma. La presidenza del consiglio dei ministri, si apprende, ha avanzato richiesta di "condanna al risarcimento in via solidale, a favore di questa parte civile, dei danni patrimoniali nella misura di euro 1.000.000,00 e dei danni non patrimoniali nella misura di euro 1.000.000,00 ovvero nella maggior misura che risulterà in corso di causa". "In via subordinata da determinarsi in via equitativa ai sensi o in separata sede civile, comunque con provvisionale immediatamente esecutiva di euro 500.000,00". Il tutto "oltre interessi e rivalutazione, nonché la condanna alla rifusione delle spese di giudizio".

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"Ringraziamo tutti, oggi è una bella giornata". Lo ha detto Paola Deffendi, la madre di Giulio Regeni, dopo la decisione del gup di Roma.

All'esterno del tribunale si è tenuto un sit in durante l'udienza preliminare del processo per l'omicidio di Giulio Regeni, dopo la decisione della Consulta che ha fatto uscire il processo dalla stasi in cui versava da mesi. Fuori piazzale Clodio, dove sono state distribuite rose gialle, anche rappresentanti del Pd, della Fnsi e Usigrai. 

Il pm: "Il processo non sarà un simulacro"

"L'assenza degli imputati non ridurrà il processo ad un simulacro. Poter ricostruire pubblicamente in un dibattimento penale i fatti e le singole responsabilità corrisponde ad un obbligo costituzionale e sovranazionale. Un obbligo che la Procura di Roma con orgoglio ha sin dall'inizio delle indagini cercato di adempiere con piena convinzione". E' quanto ha sostanzialmente affermato in aula il procuratore aggiunto, Sergio Colaiocco, nel corso dell'intervento con cui ha chiesto il rinvio a giudizio per i quattro 007 egiziani.

Il commento del legale dei genitori

"Le notizie di oggi sono la conferma della costituzione di parte civile della Presidenza del Consiglio dei ministri, la presa d'atto del giudice delle motivazioni della Consulta e l'ulteriore notorietà anche in Egitto del procedimento a carico dei 4 imputati per il sequestro, le torture e l'omicidio di Giulio Regeni", ha affermato, lasciando piazzale Clodio, l'avvocato Alessandra Ballerini, legale dei genitori di Giulio Regeni. "Una notorietà - ha aggiunto - legata anche al recente incontro tra il ministro degli Esteri, Antonio Tajani e Al Sisi durante il quale il ministro ha informato il presidente egiziano che si procederà in Italia contro i quattro imputati. Il giudice ha inoltre rigettato tutte le eccezioni compresa quella sulla giurisdizione perché non si può dubitare, come hanno fatto le difese degli imputati, che anche i 'meri' sequestratori di Giulio gli hanno cagionato, catturandolo e tenendolo sequestrato per 9 giorni, sofferenze fisiche e psicologiche".

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