Nelle strade di Genova abbattuti 500 cinghiali in dieci mesi

Cronaca
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L’operazione di “depopolamento” degli ungulati nelle zone rosse infettata dalla Psa (Peste suina africana, non pericolosa per gli esseri umani) e nei Comuni al confine, sembra non trovare soluzione

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Dai numeri resi noti dalla Regione Liguria si evince che il problema cinghiali resta un nodo cruciale da gestire. Nei primi dieci mesi del 2023, la Vigilanza faunistica regionale nel solo territorio del Comune di Genova ha abbattuto 514 cinghiali, quasi un quarto di tutti quelli uccisi in Liguria, che sono stati 2332 (dati al 27 ottobre) e di questi, più della metà, 1229, sono stati eliminati nella provincia di Genova.

Serve prevenzione

L’operazione di “depopolamento” dei cinghiali nelle zone rosse infettata dalla Psa (Peste suina africana, non pericolosa per gli esseri umani) e nei Comuni al confine, sembra non trovare soluzione. “Stiamo contenendo il problema grazie al super lavoro delle squadre di vigilanza – ha dichiarato l’assessore regionale a Caccia e Agricoltura, Alessandro Piana – ma è davanti agli occhi di tutti che nonostante si sia parzialmente ridotta la presenza degli ungulati, con questi numeri bisogna agire non solo con azioni mirate, ma anche con un lavoro di prevenzione, multando chi lascia loro il cibo”.

Da inizio anno 15 multe

“E’ stato firmato un ordine di servizio da parte del comandante dei vigili – ha spiegato Sergio Gambino, assessore alla Sicurezza e Polizia Locale – in cui si chiede agli agenti di prestare la massima attenzione al fenomeno”. Tra l’altro nutrire gli ungulati è un bel rischio che può costare un’ammenda che va da 516 a 2065 euro o addirittura l’arresto da 2 a 6 mesi. Da inizio anno sono state date 15 multe.

Fenomeno arrivato anche in Lombardia

A Genova e nei comuni liguri che affrontano lo stesso problema, sono state piazzate nei punti caldi, con più avvistamenti, delle gabbie per la cattura. Anche perché il problema-cinghiali non è solo legato a motivi igienici, ma anche di sicurezza. Per tenerli lontani dai centri abitati, era stato deciso di realizzare una recinzione chilometrica sulla linea di confine boschi-città che “è servita a poco – come sottolinea Piana – prima il problema era solo della Liguria e del Piemonte, ora si è allargato a macchia d’olio fino in Lombardia, anzi diciamo che è in tutte le regioni, da nord a sud”.

 

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