La Cassazione ha respinto il ricorso dell'avvocato confermando la condanna in appello a sei anni, cinque mesi e 15 giorni di reclusione per violenza sessuale su minore di 14 anni e atti sessuali con minore. La donna, 34 anni, si è costituita nel carcere femminile di Sollicciano, a Firenze
Sì è costituita nel carcere femminile di Sollicciano, a Firenze, la donna che aveva avuto un figlio da un ragazzo che all’epoca dei fatti aveva 14 anni. La Cassazione ha infatti respinto il ricorso dell’imputata e così, per la "prof di Prato", è diventata definitiva la condanna a sei anni, cinque mesi e 15 giorni per violenza sessuale su minore di 14 anni e atti sessuali con minore. Trattandosi di un reato ostativo, che non consente di scontare la pena con forme di detenzione alternative, la donna è dovuta andare in carcere (aveva già scontato un anno agli arresti domiciliari durante la prima fase delle indagini). Nella serata di martedì 24 ottobre la donna, 34 anni, si è presentata nel carcere femminile più vicino a casa sua, lasciando i suoi figli.
Gli episodi tra il 2017 e il 2019
I fatti risalgono al giugno del 2017 fino al gennaio 2019: un anno e mezzo in cui la donna ha intrattenuto rapporti sessuali con l'adolescente, conosciuto nella stessa palestra di arti marziali frequentata dall'altro figlio, avuto dal marito, indagato per alterazione di stato civile, per aver riconosciuto il bambino pur non essendo suo, ma assolto dalla Corte di Appello un anno e mezzo fa. Secondo le carte del processo, la donna ha fatto di tutto per mandare avanti la relazione con quel ragazzo molto più giovane di lei arrivando perfino a minacciarlo di rivelare a tutti la paternità del bimbo nato se avesse messo fine agli incontri a sfondo sessuale.
Le parole dell'avvocato della donna
Ad accorgersi che qualcosa non andava nel figlio fu la mamma dell’adolescente che mise alle strette il figlio e lo costrinse a rivelare quel terribile segreto, non solo la relazione con la donna ma soprattutto l’esistenza del bambino. È stato l'esame del dna a confermare la paternità. Una tegola per la famiglia che si presentò in questura per sporgere denuncia, assistita dall'avvocato Roberta Roviello. Adesso si chiude il cerchio con la condanna definitiva della donna. "Le sentenze si rispettano - ha detto l'avvocato Alfano a La Nazione - Mi auguro che per questi ragazzi, che hanno bisogno di una mamma, lei possa uscire quanto prima seguendo i percorsi dedicati alle mamme a cui si aprono le porte del carcere".