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Palermo, la storia del piccolo Claudio Domino rivive nell'opera dei pupi

Cronaca

Raffaella Daino

Sono passati 37 anni da quell'omicidio rimasto senza colpevoli; un bambino di 11 anni ucciso a colpi di pistola mentre tornava a casa la sera del 7 ottobre 1986, nel quartiere San Lorenzo a Palermo. Per tenere viva la memoria e continuare a chiedere verità e giustizia il puparo antimafia Angelo Sicilia, amico d'infanzia della vittima, mette in scena uno spettacolo inedito e itinerante, con una anteprima nel teatro della scuola dove Claudio aveva appena cominciato l'anno scolastico, in prima media

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La sala teatro della scuola Ignazio Florio è gremita da centinaia di studenti di tutta la città venuti qui ad assistere alla prima di "Claudio Domino Bambino", spettacolo di Angelo Sicilia, che di Claudio era uno degli amici più cari. Uno spettacolo dei pupi che racconta alcuni momenti della vita quotidiana di un bambino come tanti, a scuola, con gli amici, a casa, la passione per il calcio e le raccomandazioni dei genitori per evitare brutti incontri in un quartiere in cui, allora come oggi, la mafia era presente.

Il silenzio avvolge il palco quando va in scena il momento conclusivo, dello spettacolo e della vita di Claudio, quello che racconta la sera in cui una moto affianca due ragazzini e dopo aver chiesto loro chi dei due fosse Claudio gli esplode un colpo d'arma da fuoco. 

"Obiettivo è scardinare quel falso mito della mafia che non toccava nè i bambini nè le donne. Vorrei che fosse un'occasione per riaprire il caso, senza colpevoli dopo 37 anni"  spiega Angelo Sicilia che ha cominciato il ciclo dei Pupi Antimafia nel 2002 con la storia di Peppino Impastato e ha raccontato, tra le altre, la storia di Francesca Morvillo, magistrato e moglie di Giovanni Falcone, portata in scena l'anno scorso al Tribunale dei Minorenni di Palermo. 

I pupi di Angelo Sicilia raccontano Claudio con la gioia e la bellezza che appartiene ad un bambino di 11 anni. "E il coraggio - continua Angelo Sicilia - quel coraggio, di un bambino che aveva perfino allontanato degli spacciatori che un giorno si erano avvicinati alla sua scuola".

Un bambino allegro e coraggioso che aveva appena cominciato l'anno scolastico, in prima media quando la sera del 7 ottobre dell’86 la furia omicida della mafia decise che, sulle strade di Palermo, la scia di sangue delle centinaia di vittime di quegli anni terribili si doveva allungare con l’ennesima vittima innocente. I colpevoli non furono mai trovati.  Tante domande, rimaste senza risposta, nel dolore lancinante dei genitori.

 

Si ipotizzò che Claudio potesse essere stato involontario testimone di qualche episodio legato allo spaccio di droga o a una ritorsione nei confronti dei genitori che con la loro azienda avevano vinto l’appalto per la pulizia dell'aula bunker dell'Ucciardone, dove in quei mesi era in corso lo storico Maxiprocesso. Nessuna certezza, nessun processo per assicurare alla giustizia l'autore o gli autori del più atroce dei delitti.

 

In prima fila accanto a sopravvissuti alle stragi di mafia come Antonio Vullo siedono i familiari del bambino . Intorno al teatro tutto ricorda Claudio. Le pareti della scuola sono tappezzate delle sue immagini, accanto alle vittime di mafia piu’ note, giudici, poliziotti, carabinieri, giornalisti. Il suo nome riecheggia ancora tra le aule e i corridoi, quando chiamano l'appello degli alunni della prima E, la classe che Claudio frequentava, c'è anche il suo nome e gli alunni all'unisono rispondono: presente.

 

A scuola e nel quartiere insegnanti e genitori tengono viva la memoria e ai ragazzi i genitori di Claudio affidano la speranza  che un giorno possano scoprire la verità che attendono, invano, da 37 anni. " Ci hanno detto sempre che questo era un caso molto complesso e di difficile soluzione. Ora passiamo il testimone ai giovani" mi dice il papà Ninni. "Il tempo passa veloce ma le istituzioni si muovono lente come elefanti.  E' improbabile che noi, ormai anziani, avremo mai una risposta alla domanda "chi ha ucciso Claudio e perchè" ma speriamo che qualcuno un giorno riesca a far riaprire il caso". 

 

 "È un dolore di cui soffriamo doppiamente - spiega mamma Graziella  -  non solo ti hanno ucciso un figlio ma non sai minimamente il perchè. Abbiamo avuto da sempre fiducia nelle Istituzioni. Andiamo nelle scuole perchè vorremmo che la memoria di nostro figlio non si spegnesse mai. Per questo motivo abbiamo affidato la sua storia ad Angelo Sicilia. Perchè il teatro sa stimolare la fantasia e la curiosità e forse un giorno potrebbe spingere qualcuno a cercare di scoprire la verità".