Calabria, rabbini a caccia dei cedri più belli per la festa di Sukkot

Cronaca

L'obiettivo è individuare l'agrume perfetto con cui celebrare la Festa delle Capanne che quest’anno cade tra il 29 settembre e l’8 ottobre. La Torah prescrive che il frutto deve essere puro, cioè nato senza innesti, avere la buccia liscia e senza macchie, avere una forma simile a un cuore e pesare tra gli 80 e i 250 grammi

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C’è un pezzo di terra tra Diamante e Scalea, in Calabria, che ogni anno da luglio a settembre attira rabbini da tutto il mondo. Arrivano nella fascia settentrionale del litorale tirrenico, in provincia di Cosenza, alla ricerca del “cedro perfetto” per il Sukkot, la Festa ebraica delle Capanne che quest’anno si celebra dal 29 settembre all’8 ottobre. Conosciuta anche come Festa dei tabernacoli, il Sukkot è l'evento più importante del calendario religioso ebraico e ricorda la vita del popolo di Israele nel deserto durante il viaggio verso la Terra Promessa.

"Il frutto dell'albero più bello"

Le origini del cedro sono antichissime. Nella Bibbia questo agrume viene citato circa 70 volte e descritto come "il frutto dell'albero più bello e come il pomo proibito del Giardino dell'Eden". I rabbini si danno appuntamento a Santa Maria del Cedro per selezionare, insieme ai contadini, i cedri migliori per il Sukkot. La Torah, infatti, prescrive che il frutto deve essere puro, cioè nato senza innesti, avere la buccia liscia e senza macchie, avere una forma simile a un cuore e pesare tra gli 80 e i 250 grammi. Quando la raccolta si è conclusa, le cassette contenenti i cedri avvolti nella paglia e sigillati uno per uno prendono la strada dell’aeroporto di Lamezia per raggiungere le sinagoghe di tutto il mondo ed essere distribuiti alle famiglie per la festa.

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La coltura del cedro

Nell’alto Tirreno cosentino la coltura del cedro (l'"oro verde di Calabria") risale alla presenza in zona di comunità ebraiche sin dai primi secoli dell’era cristiana. Grazie alla corrente calda del mare e a quella fredda della montagna, il frutto ha trovato qui il suo microclima ideale tanto che oggi, la produzione rasenta gli 85.000 quintali per 400 ettari di esuperficie coltivata. Utilizzato nella pasticceria e nella ristorazione ma anche nella cosmetica e nei liquori, il cedro ha registrato una prima fase di commercializzazione solo a inizio Novecento. Iscritto nel registro delle Denominazioni d'origine protette (Dop), il cedro di Santa Maria del Cedro ha, per la commissione europea, “colore, forma e consistenza della scorza unici”.

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