L'uomo avrebbe fatto ricerche sul web sul veleno e su come uccidere una donna incinta dopo aver ricevuto un messaggio dalla fidanzata in cui si parlava di un malessere avuto dopo aver bevuto una bevanda calda
Emergono nuovi dettagli sull'omicidio di Giulia Tramontano, 29enne incinta di sette mesi uccisa a Senago dal fidanzato Alessandro Impagnatiello a fine maggio. Dalle ricerche web dell'uomo e dai messaggi analizzati sarebbe infatti emerso che il killer pensava all'omicidio già dallo scorso inverno, tre mesi prima del delitto, come riportato da La Repubblica.
Le ricerche web e il veleno
Agli atti sembrerebbe infatti esserci un messaggio partito dal cellulare della 27enne: "Non mi sento bene". Un messaggio all'apparenza ordinario su un malessere arrivato dopo aver bevuto una bevanda calda. Qualche ora dopo, però, Impagnatiello avrebbe fatto delle ricerche su Internet associando gli effetti del veleno alle bevande calde. Da qui, e da ricerche come "Come uccidere una donna incinta col veleno" o ancora "Come avvelenare un feto", nasce l'ipotesi che il killer abbia scoperto che l'effetto del veleno non era quello voluto e che avrebbe dovuto seguire altre strade per realizzare l'omicidio.
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Le indagini
Per quanto riguarda le indagini, non ci sono ancora i risultati definitivi dell'autopsia sul corpo, resa complicata dal fatto che il cadavere è stato colpito da 37 coltellate, bruciato due volte prima di essere incellophanato, avvolto in sacchetti di plastica e gettato in una discarica dietro a una fila di box. Manca anche la relazione definitiva degli esami tossicologici e quella delle analisi sui device elettronici del bartender che arriverà a settembre. Impagnatiello, reo confesso, è oggi nel carcere di San Vittore a Milano. In questi mesi ha detto di aver fatto tutto da solo, aspetto confermato dalle indagini svolte finora. Sarà riascoltato a settembre, quando tutti gli elementi accertati gli verranno contestati e le ultime domande, anche quelle sull'eventuale premeditazione, potrebbe avere una risposta.