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Morto in ascensore a Mestre, convalidato arresto dei 2 cugini. Ipotesi agguato premeditato

Cronaca

I due sono accusati dell'omicidio di Lorenzo Nardelli, 32enne trovato morto in un condominio. I cugini sono stati colti in flagranza di reato all'interno della cabina dove si trovava la vittima

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È stato convalidato l'arresto dei due cugini moldavi Radu e Marin Rasu, 32 e 35 anni, per l'omicidio di Lorenzo Nardelli, il giovane trovato morto nell'ascensore di un condominio a Mestre. Lo ha deciso il gip del tribunale di Venezia, Alberto Scaramuzza, che, a quanto trapela, sta valutando l'ipotesi dell'agguato premeditato. I due cugini sono accusati di omicidio volontario.

L'omicidio

I due cugini sono stati colti in flagranza di reato il 10 agosto all'interno della cabina dove si trovava la vittima, secondo quanto ricostruito, in seguito a una rissa iniziata nell'appartamento dei due moldavi per ragioni sulle quali sono in corso ulteriori approfondimenti. Sul corpo di Nardelli è stata intanto eseguita l'autopsia. Dai primi esiti è emerso che il 32enne sarebbe stato ucciso dai violenti colpi ricevuti a mani nude, alla testa e al torace. Il referto del medico legale Cristina Mazzaroli parla di politrauma cranico e toracico con lesioni da "trattenimento" riscontrate sulle braccia del giovane. Quest'ultimo potrebbe essere stato bloccato da uno dei due indagati e picchiato selvaggiamente dall'altro nell'ascensore del condominio.

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Ipotesi agguato premeditato

A quanto si è appreso, dopo gli interrogatori di garanzia dei due cugini si starebbe valutando l'ipotesi dell'agguato pianificato. Il legale dei due, l'avvocato Jacopo Trevisan, ha dichiarato di non saper spiegare perchè il giudice ipotizzi la pista di "una trappola" e quale ne sarebe stato il motivo. Secondo quanto ha riferito l'avvocato, i due cugini hanno risposto al gip ribadendo la versione di una reazione a un tentativo di furto. Il legale ha poi spiegato che, durante il lungo interrogatorio, il giudice avrebbe evidenziato le contraddizioni dei due cugini, e per questo non si è detto convinto della ricostruzione. Quanto alle telefonate, almeno due, che hanno fatto alle forze dell'ordine, per il giudice si tratterebbe di chiamate "di copertura, fatte dopo l'accaduto". L'avvocato ha poi affermato che anche "se questo non fosse, sarebbe opportuno trovare un movente che al momento manca nel modo più assoluto".

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