Padova, l’impugnazione dell’atto di nascita è arrivato a tutte le mamme gay

Cronaca

Si tratta di 33 certificati di nascita di bambini, registrati dal Comune dal 2017 a oggi come figli di coppie omogenitoriali. Una delle donne ha dichiarato di essere uscita "dall'ufficio postale piangendo, è una sconfitta nella tutela di nostro figlio"

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Le raccomandate con la comunicazione dell'impugnazione da parte della procura di Padova dei 33 certificati di nascita di bambini, registrati dal Comune dal 2017 ad oggi come figli di coppie omogenitoriali, stanno arrivando in queste ore alle famiglie coinvolte. Lo ha confermato all'Ansa Elisa, 38enne di Conselve, dopo aver ritirato in posta il documento.

La storia

Elisa convive con la compagna dal 2010 e nel 2018 le due si sono unite civilmente. Nel febbraio 2019 è nato un figlio, che si affianca all'altro bimbo che aveva avuto in precedenza la coppia e che non è stato registrato da entrambe perchè antecedente all'apertura del Comune di Padova all'anagrafe per i figli arcobaleno. Ora la compagna di Elisa è incinta di due gemelle, frutto dello stesso donatore e delle medesime tecniche di inseminazione. Come per gli altri casi, le due donne dovranno trovare un legale che tuteli la loro posizione in Tribunale. Nel frattempo la famiglia non può avere un riconoscimento anagrafico.

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"Disagio inimmaginabile per le nostre famiglie"

"Le gemelline che nasceranno non solo non saranno considerate le sorelle dei due maschietti che già abbiamo perchè avranno cognomi diversi - si sfoga la donna -. Io non sarò nessuno per loro. La decisione della Procura sta creando un disagio inimmaginabile alle nostre famiglie". Per Elisa il problema rimane quello delle regole. "Manca una regolamentazione sulla questione, non c'è una legge approvata dal parlamento". Qualora i giudici del Tribunale condividessero le obiezioni della Procura, alle famiglie dei 33 bimbi registrati a Padova non resterebbe che la strada legale, intrapresa singolarmente. "Da qui all'esito positivo di un'eventuale causa per l'adozione - sottolinea la 38enne - passeranno anni. Se mi succede qualcosa nel frattempo mio figlio rischia di andare in adozione". Dopo aver ritirato la raccomandata la donna ha detto di essere uscita "dall'ufficio postale piangendo, è una sconfitta nella tutela di nostro figlio".

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