L'evento è stato organizzato in segno di protesta contro l'impugnazione dei certificati di nascita dei 33 figli di coppie omogenitoriali, decisa dalla Procura. "La maestra ci ha insegnato che siamo tutti uguali. La tua maestra non te l'ha insegnato?", è uno degli slogan comparsi sui cartelli lasciati sul selciato
Sono circa 300 le donne che hanno partecipato al sit-in della mamme Arcobaleno, organizzato oggi davanti al Palazzo di Giustizia di Padova in segno di protesta contro l'impugnazione dei certificati di nascita dei 33 figli di coppie omogenitoriali, decisa dalla Procura. Il flash mob si è tenuto in forma silenziosa e pacifica. "La maestra ci ha insegnato che siamo tutti uguali. La tua maestra non te l'ha insegnato?", è uno degli slogan comparsi sui cartelli depositati sul selciato insieme a tanti bambolotti e riproduzioni in pelouche di neonati. Presente alla manifestazione era anche la prima madre che ha ricevuto la notifica dell'impugnazione dei magistrati padovani: “Per me la preoccupazione maggiore, dopo la decisione della Procura, è che altre famiglie possano sentirsi 'minacciate' in qualche modo nel loro percorso genitoriale, abbiamo meno forza per andare avanti", ha detto. Tra i manifestanti anche il deputato Pd Alessandro Zan.
"Commossa dal sostegno ricevuto"
Sempre la prima madre raggiunta dall'atto d'impugnazione si è detta commossa dal supporto che lei e la compagna stanno ricevendo, "dalle famiglie tradizionali, che non sentono questa differenza tra noi e loro, dalla scuola, e da tutta Padova, che ringraziamo veramente". E ha aggiunto: "Per noi, e per altre mamme che oggi sono qui l'impugnazione dei certificati dei bimbi è un trauma, perché fa percepire un'instabilità, una non accettazione da parte di una politica che non considera, non solo i progressi fatti per i diritti civili, ma anche quanto la società ci stia appoggiando".
Scarpa (Pd): "Accanimento indegno"
“Ho partecipato al sit-in davanti al Tribunale di Padova a difesa delle famiglie Arcobaleno: la realtà di amore di queste famiglie non coincide con il sistema valoriale del governo, ed evidentemente tanto basta per questo accanimento ideologico indegno: è un'operazione metodica e grave di criminalizzazione di una minoranza”, ha detto l'onorevole Pd Rachele Scarpa.
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Cos'è successo a Padova?
Il sit-in si è svolto in risposta alla decisone della Procura di Padova che ha impugnato 33 atti di nascita che riconoscono ai figli di coppie omogenitoriali gli stessi diritti degli altri. Si tratta di bambini concepiti all’estero con fecondazione eterologa e poi riconosciuti in Italia come figli di entrambe le madri. Gli atti di nascita sono tutti quelli registrati dal sindaco Sergio Giordani (Pd), dal 2017 a oggi. Con queste raccomandate, che le famiglie stanno ricevendo, di fatto si chiede di cancellare il nome della madre non biologica. Questo perché nel diritto italiano non è presente la figura della “seconda madre”, né la possibilità per la donna di assegnare al figlio biologico il cognome della compagna.