Ludovica Albera, la nonna della donna brutalmente assassinata dal fratello nel maggio del 2022, ha deposto in lacrime in tribunale: "Era un bambno timido, ma crescendo è cambiato: una volta mi ha afferrato per il collo"
È straziata dal dolore Ludovica Albera, la nonna di Alice Scagni - la donna che il 1° maggio 2022 è stata uccisa dal fratello Alberto - durante la sua deposizione al processo in Corte d'Assise. "Alberto da piccolo era timido, ma crescendo è cambiato, non pensavo sarebbe diventato un delinquente, ma negli ultimi tempi aveva iniziato a chiedermi soldi, voleva 50mila euro. Ho cominciato ad avere paura, ho cambiato molte volte la serratura di casa, perché lui cercava di entrare. Una volta mi ha afferrato per il collo. Ogni volta che entrava in casa scappavo dalle vicine", ha raccontato.
Le accuse dei genitori
Sono stati diversi gli episodi in cui Alberto Scagni aveva dato segni di squilibrio: la donna ha infatti raccontato di quando l'uomo aveva dato fuoco alla sua porta di casa e di quella di suo genero, che aveva cercato di metterla in salvo portandola in Piemonte, appena due giorni prima dell'omicidio. "Mentre fuggivamo da casa ho chiesto a mio genero di passare da Alice - ha aggiunto la 92enne -, gliel'ho chiesto cento volte ma non ha voluto farlo, forse l'avrei salvata, ma io da Alice da sola non riusivo ad andare. I genitori dovevano andare da loro, perchè sono stati ad aspettare la polizia? Sapevano cosa sarebbe potuto accadere". I genitori di Alice e Alberto non erano presenti in aula, a causa della polemiche, contro la procura di Genova, rea, secondo i due, di aver sottovalutato le richieste d'aiuto della coppia: "Noi abbiamo chiamato le forze dell'ordine. Abbiamo chiesto a chi doveva e ne aveva il potere di fermarlo e di curarlo. Quelle telefonate sono state registrate e sono agli atti del fascicolo. Perché ce le nega? Perché ci nega la semplice notizia dell'apertura di una indagine nei confronti di coloro che avrebbero potuto e dovuto intervenire ed evitare tutto questo? Ci dia quelle telefonate, per favore, perché voglio farle ascoltare a tutti. Abbiamo l'impressione che lo Stato pensi solo a difendere se stesso e che il sistema ha funzionato perfettamente. Le colpe sono tutte di Alberto e quindi rimane un problema familiare. Comodo, no? Ci dia quelle telefonate e vediamo poi cosa ne pensa chi le ascolta", ha scritto la madre Antonella Zarri in una lettera destinata al procuratore.
L'ex di Alberto: "Una volta mi ha messo le mani al collo"
"Ho conosciuto due Alberto. Prima era una persona dolcissima. Poi è diventato geloso, morboso e dominante. Una volta mi ha anche messo le mani al collo", ha affermato in aula, al processo per l'omicidio di Alice Scagni, l'ex fidanzata dell'assassino. "Pensavo volesse strangolarmi. Ho chiuso la relazione alla fine del 2015 e da allora è cominciato il tormento con infinite telefonate. A volte utilizzava anche il telefono di Alice tanto che lei mi bloccò dicendomi che così Alberto mi avrebbe lasciato in pace". Nell'udienza di oggi sono stati sentiti anche il medico legale che ha eseguito l'autopsia, diversi agenti della polizia giudiziaria, e i vicini di casa di Alice che sentirono le urla quella sera e intervennero subito. Il prossimo venerdì, infine, verranno sentiti il marito di Alice, Gianluca Calzona, e i genitori dei due ragazzi Antonella Zarri e Graziano Scagni. Intanto il giudice Masimmo Cusatti ha replicato al legale dei due, l'avvocato Fabio Anselmo che ieri aveva duramente criticato la decisione della Corte di tagliare la lista testimoniale delle sue parti civili. "L'ordinanza di esclusione non è definitiva - ha detto - e può essere rivista in corso di istruttoria. Una parte che ritenga fondamentale un determinato teste può sempre riproporne l'audizione in aula supportando la richiesta con motivazioni giuridiche . Questi argomenti vanno però affrontati nel processo e non fuori".