Il Cavaliere, intervistato nel 2018 a Italia 18 su Sky TG24, ripercorre i suoi anni alle scuole salesiane e i primi passi nel mondo della politica
"Io ebbi questa avventura". Comincia così il racconto di Silvio Berlusconi, intervistato nel 2018 a Italia 18 su Sky TG24 da Fabio Vitale, per ripercorrere l'infanzia e i primi passi nel mondo della politica. "A 12 anni facevo la seconda media dai Salesiani di Milano, e avemmo la possibilità di avere con noi un giovane professore fuggito dalla Russia, dalla "cortina di ferro" che ci venne assegnato come professore di religione e lui ci aprì gli occhi, raccontandoci tutto quello che era il regime di Stalin cosa che nessuno in effetti sapeva". (ADDIO A SILVIO BERLUSCONI - LA DIRETTA).
"Capii cos'era il Comunismo"
"Per sua resistenza - prosegue Berlusconi nel suo racconto, parlando dell'insegnante di religione - a non dire dove il suo Vescovo si fosse rifugiato, lui ebbe sparati davanti a lui due fratellini piccoli, padre e madre. E io capii cos'era il Comunismo, se me lo lascia dire lui la spiegò così: il Comunismo è considerato come la città perfetta Celeste, calata in terra e per arrivare al mare del Comunismo che è la società senza lotte di classe, dove ciascuno ha secondo quello che ha bisogno e dà secondo quello che riesce a fare lavorando, per arrivare lì c'è come un fiume che arriva, tutti coloro che si oppongono allo scorrere del fiume devono essere eliminati fisicamente. Questo portò Stalin a 70 milioni di vittime".
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"Dopo la guerra, che avevo anche subito perché mio padre antifascista convinto dovette riparare in Svizzera nei miei 6, 7, 8 anni, dai Salesiani mi interessai subito di politica - continua Berlusconi - e fui spaventato dall'idea che l'Italia potesse cadere in mano ai Comunisti, e allora eccomi a 12 anni ad andare con dei ragazzi di terza liceo ad attaccare dei cartelli della Democrazia Cristiana. Cartelli che ho voluto spesso cercare di imitare come efficacia, non ci sono mai riuscito. Il manifesto diceva: 'Nella cabina elettorale Dio ti vede, Stalin no'. E io li attaccavo, e dove li attaccavo? Preferibilmente sopra i cartelli del Partito Comunista Italiano, come loro facevano dei nostri. Un giorno sono su che attacco, la scala si muove, mi giro e vedo i miei due amici del liceo che erano scappati via, c'erano giù cinque ragazzi che attaccavano i cartelli dell'altra fazione. 'Vieni giù bellezza', mi dicono. Scendo giù, mi malmenano abbastanza, finalmente riesco a districarmi e sono un velocista, sono riuscito sempre a scappare via, hanno cercato di inseguirmi, non mi hanno preso. Sono arrivato a casa, mia madre ha aperto la porta, ha vista la mia faccia piena di sangue e mi ha dato l'unico schiaffo della sua vita perché credeva che le avessi disubbidito andando a scuola in bicicletta. Questo - conclude - soltanto per dire a tutti i signori che hanno la stessa chiarezza di idee che ho io sul Comunismo e su la Sinistra di oggi, che tra coloro che hanno dato all'Italia la democrazia, la libertà e la Repubblica, ci sono anche io a 12 anni".