La storia di Laura Miola, "mamma seduta"

Cronaca
Chiara Martinoli

Chiara Martinoli

Abbiamo conosciuto Laura Miola agli Sky Inclusion Days, evento dedicato al tema dell’inclusione. Laura usa i social con un obiettivo preciso: trasmettere positività e consapevolezza. Sul suo profilo Instagram, in cui compare insieme al marito e ai due figli, si definisce così: siamo una famiglia normale con una mamma seduta

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"Ho iniziato a utilizzare i social, in particolare Instagram, perché cercavo degli esempi da seguire di persone che vivevano le mie stesse difficoltà". Inizia così il racconto di Laura Miola, influencer e "mamma in carrozzina", come lei stessa si definisce. Classe 1990, Laura vive ormai da anni in sedia a rotelle: i social sono per lei un modo per condividere la sua quotidianità con ottimismo e ironia, trasmettendo consapevolezza su due tematiche fondamentali: maternità e disabilità. 

Un punto di riferimento per gli altri

"Vivendo in un paesino piccolo, è stato un po’ difficile trovare delle persone come me - prosegue Laura - Poi ho iniziato a pubblicare sui social i miei traguardi, obiettivi, pensieri. E ho capito che nel tempo anch’io potevo essere un punto di riferimento per delle persone che stanno vivendo un momento di difficoltà e dirgli 'guarda, io ce l’ho fatta: ce la puoi fare anche tu'. Io insisto sull’aspetto della positività ma mostro anche le difficoltà che ci sono ogni giorno, perché non è tutto rose e fiori. Ma se è vero che tutti hanno delle difficoltà nella vita, è vero anche che si può decidere come affrontarle, e io cerco di affrontarle sempre in maniera positiva".

 

Passi avanti e strada da fare

Laura combatte da sempre contro stereotipi e tabu legati alla disabilità: "Nell’immaginario comune, si pena alla persona che ha una disabilità come a qualcuno che vive un po’ la vita a metà; invece no, non è così: nel mio caso, ad esempio, la carrozzina non è che un mezzo con cui si possono fare tutte le cose. Io cerco di far capire proprio questo: anche se non si hanno le gambe per camminare si possono avere ali per volare. Io vivo la disabilità più o meno da trent'anni e tantissimi passi avanti sono stati fatti. Trovo che oggi ci sia maggiore attenzione verso le persone con disabilità. Però tanta strada, tanta, deve ancora essere fatta, soprattutto sul piano della conoscenza: c’è tutto un mondo, bisogna imparare a guardare le cose così come sono, senza stereotipi. Bisogna imparare a guardare più la persona che la disabilità.T i faccio un esempio: una volta mi sono ritrovata a dover spiegare a una signora come avessi fatto mio figlio, perché per lei era impensabile che una persona con disabilità potesse diventare mamma. È per questo che cerco di comunicare il più possibile, di far conoscere una realtà che esiste e che semplicemente è un’altra normalità".

 

Un messaggio di speranza

Laura non nega le difficoltà, ma non vuole essere considerata una vittima: "La cosa che mi dà più fastidio è la presunzione delle persone di conoscere la vita degli altri: mi capita continuamente di persone che mi dicono 'mi dispiace, poverina'… capisco che possa dispiacere, però perché devi etichettarmi come 'poverina'? Io non sono una poverina, io mi sento davvero fortunata, grata alla vita per tutto quello che ho, anche se non ho le gambe per camminare!" 

Infine, Laura ci lascia con un messaggio di speranza: "Il mio augurio è di imparare a guardare il mondo con gli occhi dei bambini. Perché loro guardano le cose così come sono, con naturalezza. Mio figlio guarda la mia carrozzina e ci vede una macchina con le ruote. Gli adulti dimenticano un po’ questa naturalezza dei bambini e si fanno condizionare dagli stereotipi. Il mio augurio è proprio questo: imparare un po’ di più dai bambini". 

 

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