Mattarella celebra a Barbiana don Milani: "Mai far tacere qualcuno, tantomeno un libro"
CronacaIl presidente della Repubblica, nel suo discorso di commemorazione, ha fatto riferimento all'episodio avvenuto al Salone del Libro di Torino lo scorso weekend, in cui alcuni contestatori hanno impedito alla ministra Eugenia Roccella di parlare e presentare la sua opera. Poi sulla scuola il capo dello Stato ha detto: "È di tutti ed è per tutti, Costituzione non la vuole come selezione sociale"
Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, è arrivato a Barbiana, nel comune di Vicchio in provincia di Firenze, per rendere omaggio a don Lorenzo Milani, in occasione delle celebrazioni per il centenario della nascita che cade oggi, 27 maggio. Questa è la prima volta che un presidente della Repubblica visita queste cittadina, mentre risale al 2017 la visita di Papa Francesco. "Ricordiamo oggi, nel centenario della nascita, don Lorenzo Milani. È stato anzitutto un maestro. Un educatore. Guida per i giovani che sono cresciuti con lui nella scuola popolare di Calenzano prima, e di Barbiana poi", ha detto il Capo dello Stato. E ancora: "La scuola di Barbiana durava tutto il giorno. Cercava di infondere la voglia di imparare, la disponibilità a lavorare insieme agli altri. Cercava di instaurare l'abitudine a osservare le cose del mondo con spirito critico. Senza sottrarsi mai al confronto, senza pretendere di mettere a tacere qualcuno, tanto meno un libro o la sua presentazione. Insomma, invitava a saper discernere", facendo riferimento all'episodio avvenuto al Salone del Libro di Torino lo scorso weekend, in cui alcuni contestatori hanno impedito alla ministra Eugenia Roccella di parlare e presentare il suo libro.
"Ha adempiuto alla funzione che più gli stava a cuore"
Mattarella ha voluto ricordare così Don Lorenzo Milani: "Essere stato un segno di contraddizione, anche urticante, significa che non è passato invano fra noi ma, al contrario, ha adempiuto alla funzione che più gli stava a cuore: fare crescere le persone, fare crescere il loro senso critico, dare davvero sbocco alle ansie che hanno accompagnato, dalla scelta repubblicana, la nuova Italia. Don Lorenzo avrebbe sorriso di una sua rappresentazione come antimoderno se non medievale. O, all'opposto, di una sua raffigurazione come antesignano di successive contestazioni dirette allo smantellamento di un modello scolastico ritenuto autoritario". Don Milani "invitava a saper discernere. Quel primato della coscienza responsabile, che spinse don Milani a rivolgere una lettera ai cappellani militari, alla quale venne dato il titolo "l'obbedienza non è più una virtù" e che contribuì ad aprire la strada a una lettura del testo costituzionale in materia di difesa della Patria per il riconoscimento dell'obiezione di coscienza. Padre David Maria Turoldo, amico di don Milani, disse di lui che "diventando disobbediente" in realtà obbediva a principi e regole ancora più profonde e vincolanti. Non certo a un capriccio o a una convenienza. Non c'era integralismo nelle sue parole, piuttosto radicalità evangelica". E sul suo senso politico, Mattarella ha aggiunto: "Aveva un senso fortissimo della politica don Lorenzo Milani. Se il Vangelo era il fuoco che lo spingeva ad amare, la Costituzione era il suo vangelo laico". Infatti, Don Milani è stato "un grande italiano che, con la sua lezione, ha invitato all'esercizio di una responsabilità attiva. Il suo "I care" è divenuto un motto universale. Il motto di chi rifiuta l'egoismo e l'indifferenza. A quella espressione se ne accompagnava un'altra".