Chi sono gli angeli del fango e perché li chiamiamo così dall'alluvione di Firenze del '66
CronacaUn gruppo di volontari provenienti da tutto il mondo raggiunse la città per mettere in salvo più opere d'arte possibili. L'espressione fu coniata dal giornalista del Corriere Giovanni Grazzini il 10 novembre del 1966
Di loro, giovani armati di stivali di gomma e pala in giro per le strade della Romagna per aiutare chi ha perso tutto nell’alluvione del 18 maggio, si parla da giorni. Gli “angeli del fango”, con la loro voglia di aiutare e senso di solidarietà, sono un barlume di speranza. Un'espressione che però non piace troppo ai giovani romagnoli che non si prendono troppo sul serio: 'Non chiamateci angeli del fango ma chi burdel de paciug', ‘i ragazzi del paciugo’, si legge su uno striscione comparso a un incrocio di Cesena, in direzione del quartiere di San Mauro in Valle. Il paciugo, in Romagna, è una espressione usata per indicare una poltiglia indistinta, come il fango.
Gli angeli del fango per salvare l'arte di Firenze nel 1966
L’espressione “angeli del fango” è stata usata oltre mezzo secolo fa per chiamare le persone, soprattutto giovani, che contribuirono a gestire l’emergenza successiva all'alluvione di Firenze del 4 novembre 1966, quando l'Arno ruppe gli argini, e che costò la vita a 35 persone. Volontari e volontarie che arrivarono nella città toscana da diverse parti d’Italia e dall’estero insieme al volontariato nazionale e internazionale. Tutti muniti di pala e stivali per spalare il fango che aveva coperto la città e cercare di recuperare nel minor tempo possibile le opere d’arte e le statue patrimonio della città. Durante l'alluvione la città fu invasa da 250 milioni di metri cubi d'acqua e 600mila di fango, e il contributo di migliaia di volontari fu fondamentale in un'epoca in cui non era ancora nata la Protezione civile.
L'espressione coniata da un giornalista del Corriere della Sera
Probabilmente fu il giornalista Giovanni Grazzini il 10 novembre del 1966 sul Corriere della Sera il primo a utilizzare l’espressione “angeli del fango” con cui sulla stampa si mostravano le immagini del volto giovane degli aiuti a Firenze. Un’espressione poi adottata anche da Piero Bargellini, il primo cittadino di Firenze dell'epoca, denominato poi "il sindaco dell'alluvione". L'espressione è poi stata utilizzata, a partire dall’alluvione di Genova del 1970, in altri eventi catastrofici tipicamente alluvionali per indicare gli aiuti portati spontaneamente dai giovani alle popolazioni colpite.