Modena, ragazza indiana rifiuta matrimonio combinato e denuncia la famiglia

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La ragazza picchiata e segregata in casa dalla famiglia, ha raccontato tutto agli insegnanti che hanno chiamato la polizia. La giovane è stata affidata alla preside, in attesa di trovare un luogo protetto. L'avvocato: "Un'altra Saman, ma lo Stato non risponde"       

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Rifiuta un matrimonio forzato, perché è innamorata di un altro ragazzo. Per punizione i familiari la tengono segregata in casa, la picchiano e le prendono i documenti. Questa è la brutta storia di una ragazza di 19 anni, di origine indiane, residente in provincia di Modena, che denuncia la sua famiglia per maltrattamenti e costrizione al matrimonio. Ora la giovane, dopo aver trascorso la notte a casa della preside della scuola, a cui è stata affidata, verrà portata in una struttura protetta. 

Picchiata e segregata in casa

 

Sulla vicenda è intervenuta direttamente la sezione specializzata della questura di Bologna, guidata dal questore Isabella Fusiello, che sta cercando di collocare la ragazza indiana in un luogo protetto. "Siamo in attesa in queste ore di capire dove verrà sistemata" dichiara l’avvocato Barbara Iannuccelli, legale della ragazza indiana. Mentre i familiari sono stati iscritti nel registro degli indagati dopo che lei ha sporto denuncia contro di loro per le violenze subite in casa. La vittima ha raccontato di essere stata picchiata da tutta la famiglia composta da padre, madre, nonna e zio, e di essere stata tenuta a digiuno per due giorni. Lo sfogo della ragazzina a scuola, è servito per far scattare l’allarme. Gli insegnanti dopo aver ascoltato il suo orribile racconto hanno chiamato la polizia.

 

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Il legale: “E' una brutta storia che ricorda quella di Saman”

 

L’avvocato della ragazzina denuncia le mancanze istituzionali legate all'attuale impossibilità di fornire un adeguato sostegno alla vittima.  "Un'altra Saman che si cerca di salvare, ma la burocrazia non riesce a farsene carico" dichiara Barbara Iannuccelli, uno dei legali del fidanzato di Saman Abbas, la 18enne pachistana morta a Novellara di Reggio Emilia due anni fa. "Ora la ragazzina è stata affidata alla preside, una privata cittadina, mettendo a repentaglio la sua incolumità perché la famiglia la sta cercando" prosegue il legale. "Io mi sarei aspettata che lo Stato rispondesse: è un codice rosso, sono reati gravissimi. Invece dopo cinque ore di pianti, ci si schianta contro la realtà. Gli strumenti ci sono ma non vengono applicati", conclude l’avvocato.

 

 

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