Caso Orlandi, accuse a Wojtyla: "Pietro Orlandi e avvocato Sgrò si rifiutano di fare nomi"

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La legale del fratello della ragazza scomparsa nel 1983 ha opposto il segreto professionale in un colloquio con il promotore di giustizia Diddi e l’applicato Gianluca Perone. I media della Santa Sede: "Da loro silenzio su chi ha fatto accuse infamanti contro Giovanni Paolo II". Orlandi: "Gioco sporco, abbiamo dato lunga lista di nomi". Sgrò: "Attaccare il segreto professionale è attaccare la libertà e la ricerca indipendente della verità"

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Botta e risposta tra i media della Santa Sede, Pietro Orlandi e la sua legale Laura Sgrò: al centro delle tensioni ci sono sempre le dichiarazioni su Papa Wojtyla rilasciate dal fratello della ragazza scomparsa il 24 giugno 1983 e le prossime mosse legali relative all’indagine, riaperta lo scorso gennaio in Vaticano. La giornata di oggi, 15 aprile, è iniziata con un incontro di pochi minuti tra il promotore di giustizia Alessandro Diddi, l’applicato Gianluca Perone e Sgrò: niente a che vedere con le otto ore di conversazione con Pietro Orlandi di pochi giorni fa. L’avvocatessa, convocata come persona informata sui fatti, in pratica non ha detto nulla, opponendo il segreto professionale. I media vaticani, prima Vatican News e poi l’Osservatore Romano, si schierano a spada tratta in difesa di Papa Giovanni Paolo II, al centro di sospetti e accuse definite “infamanti”. Orlandi e Sgrò – questa la posizione ufficiale dei media della Santa Sede – si sono rifiutati di dire da chi avrebbero raccolto “le voci sulle presunte abitudini di Papa Wojtyla che, secondo quanto raccontato dal fratello di Emanuela durante la trasmissione Di martedì, la sera se ne usciva con due suoi amici monsignori polacchi e non andava certo a benedire le case”. La replica di Orlandi è arrivata subito: “Ma sono impazziti, ma cos'è questo gioco sporco? Ma chi si rifiuta di fare i nomi? Ma se gli abbiamo dato una lunga lista di nomi, ma perché?”, ha scritto su Facebook. Poi quella della stessa Sgrò: “Attaccare il segreto professionale è attaccare la libertà e la ricerca indipendente della verità”.

Orlandi: "Hanno il coraggio di dire che non ho fatto nomi?"

I media vaticani scrivono che l’avvocatessa Sgrò - preferendo "inaspettatamente e sorprendentemente" opporre il segreto professionale - avrebbe adesso deciso "di non collaborare con le indagini dopo che più volte e pubblicamente, negli scorsi mesi, aveva chiesto di poter essere ascoltata". Orlandi ribatte: “Altro che strumentalizzare le parole, qui in questo titolo c'è il peggio del peggio. Ma come, sono andato in primis a verbalizzare proprio per fare i nomi, tra gli altri, riguardo i famosi messaggi WhatsApp affinché fossero convocati e interrogati e ora hanno il coraggio di dire che non ho fatto nomi?". 

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Sgrò: "Su di me pressioni per violare deontologia"

Poi, più circostanziata e formale, ma ugualmente decisa, è arrivata la posizione di Sgrò, espressa in una lettera spedita al prefetto del Dicastero per la Comunicazione Paolo Ruffini, al direttore editoriale Andrea Tornielli e al direttore della Sala stampa vaticana Matteo Bruni. “Una mia personale audizione come persona informata sui fatti è evidentemente incompatibile con la mia posizione di difensore della famiglia Orlandi e dell'attività in favore della ricerca di Emanuela che sto svolgendo", si legge nella lettera. E ancora: "Per quanto, poi, riguarda la mia posizione, violare il segreto professionale - dovreste ben saperlo - vuol dire non consentire a un difensore di mantenere la propria posizione differenziata, vuol dire alterare i propri rapporti, la propria credibilità, la propria libertà di azione, intralciando il diritto alle proprie autonome indagini". Sgrò ha poi commentato gli articoli sui media vaticani: “Quanto leggo è una pressione su di me a violare la deontologia professionale cui sono tenuta e a cui non intendo, in alcun modo, derogare". In conclusione, l'avvocatessa ha precisato che "Pietro Orlandi non ha mai accusato di nulla Sua Santità di Giovanni Paolo II e nessuna persona che io rappresento lo ha mai fatto. Ha chiesto approfondimenti su fatti a lui riferiti".

Ruffini: “Quanto riferito da Vatican News è veritiero”

Il prefetto del Dicastero per la Comunicazione Paolo Ruffini, in serata, ha dichiarato di poter confermare “che quanto riferito da Vatican News in merito alle dichiarazioni fatte su Papa Giovanni Paolo II, in televisione, e alla testimonianza resa dinanzi al Promotore di Giustizia vaticano, risponde esattamente al vero”. E cioè che “né Pietro Orlandi né l'avvocato Laura Sgrò hanno ritenuto di fornire al Promotore nomi o elementi utili riguardo alle fonti di tali affermazioni e alla loro credibilità” in merito alle accuse a Wojtyla. Le informazioni, ha aggiunto, sarebbero state “essenziali” per la magistratura vaticana. Ruffini ricorda come “la richiesta di incontrare il Promotore di Giustizia” sia stata fatta proprio dall'avvocatessa Sgrò l'11 gennaio 2023 e sia poi “stata reiterata a più riprese a mezzo stampa nei mesi successivi l'intenzione di consegnare 'personalmente' documenti al Promotore di Giustizia”. Cosa che, sottolinea, non è avvenuta.

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