L'esame del Ris ha confermato che le impronte digitali trovate sul nastro adesivo che avvolgeva la testa della studentessa di Arce uccisa nel giugno del 2001, non corrispondono a quelle del manovale di Sora deceduto nel 2020
Dopo la sentenza che ha assolto i cinque imputati accusati dell'omicidio di Serena Mollicone, studentessa 18enne uccisa ad Arce nel 2001, la procura di Cassino ha voluto far chiarezza anche sulla possibile implicazione nell'omicidio del muratore Tonino Cianfarani, processato e condannato a 25 anni di reclusione per l'omicidio della 37enne Samanta Fava nel 2020.
La scomparsa
Serena Mollicone aveva 18 anni in quell'estate del 2001, e frequentava l'ultimo anno del liceo pedagogico di Sora, nel frusinate. Il 1° giugno scompare ad Arce, e il suo corpo senza vita sarà ritrovato solo due giorni dopo in località Fonte Cupa, in un bosco situato nel comune di Fontana Liri.
approfondimento
Omicidio Mollicone, medico legale: “Serena conosceva l’assassino"
La comparazione delle impronte digitali
Fu il pool difensivo della famiglia Mottola, che vedeva imputati l'ex Maresciallo Franco, la moglie Anna Maria e il figlio Marco, a gettare ombre sul possibile coinvolgimento di Tonino Cianfarani nella scomparsa di Serena in quel giugno di ormai 22 anni fa. A chiamare in causa Cianfarani era stato il professor Carmelo Lavorino. Nel corso della sua deposizione, il criminologo aveva ipotizzato che per 'modus operandi' e per tecnica di occultamento del cadavere, Cianfarani avrebbe potuto essersi macchiato, undici anni prima della morte di Samanta, anche dell'omicidio di Serena. Ma le impronte digitali trovate sul nastro adesivo utilizzato per avvolgere la testa della studentessa di Arce raccontano una verità diversa. L'esame del Ris, infatti, non ha rilevato nessuna corrispondenza con le impronte digitali di Cianfarani. Così, l'omicidio di Serena Mollicone rimane ancora senza un colpevole.