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Matteo Messina Denaro, in "taccuino mastro" rete relazioni dal 2016. Trovato terzo covo

Cronaca
©Ansa

La Polizia ha scoperto un altro rifugio in cui avrebbe vissuto il boss: si tratta di un appartamento che si trova sempre a Campobello di Mazara. Intanto tra i reperti sequestrati c’è anche un taccuino da cui emergerebbe una fitta rete di relazioni, anche sentimentali, che avrebbe intrattenuto dal 2016

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Tra i reperti sequestrati in uno dei rifugi utilizzati da Matteo Messina Denaro a Campobello di Mazara c’è anche un "taccuino mastro”, da cui emergerebbe una fitta rete di relazioni, anche sentimentali, che avrebbe intrattenuto negli ultimi mesi. Ma alcuni risalirebbero anche al 2016. E la Polizia ha scoperto anche un terzo luogo in cui avrebbe vissuto il boss: si tratta di un appartamento che si trova sempre a Campobello di Mazara, il paese cui sono stati individuati gli altri due rifugi del capomafia. Il covo sarebbe vuoto e l'appartamento in vendita, gli inquirenti stanno accertando chi sia il proprietario.
Intanto Messina Denaro ha rinunciato a collegarsi in videoconferenza dal carcere de L'Aquila, dov'è detenuto, con l'aula bunker del carcere Malaspina di Caltanissetta, dove si sta svolgendo il processo in cui è imputato come mandante delle stragi di Capaci e via D'Amelio. Lo ha comunicato il presidente della Corte d'Assise d'appello. Sarebbe stata la prima volta in un'aula giudiziaria dell’ex latitante (LO SPECIALE DI SKY TG24). L'udienza è stata poi rinviata al 9 marzo "per consentire al difensore di essere presente": uno dei due difensori d'ufficio del boss, l'avvocato Salvatore Baglio, ha comunicato di avere ricevuto una delega orale dal difensore di fiducia nominato da Messina Denaro, la nipote Lorenza Guttadauro (CHI È), e ha chiesto i termini a difesa. "Che collabori lo speriamo tutti, ma nessuno di noi può saperlo. È depositario di conoscenze sulla stagione stragista del '92 e '94 ancora oggi non sondate e sconosciute da altri collaboratori", ha detto il procuratore generale di Caltanissetta, Antonino Patti, al termine dell'udienza.

Niente videocollegamento per via della chemioterapia

Messina Denaro avrebbe rinunciato a essere presente in videoconferenza a causa della sua prima seduta di chemioterapia all'interno dell'istituto penitenziario. A quanto si apprende da fonti informate, sarebbe stata allestita un'apposita stanza non molto distante dalla sua cella dove il boss si sottopone alle cure. Al momento non c'è certezza, in virtù di questa necessità medica, su quali saranno le intenzioni dell'ex auper latitante in merito all'eventuale sua partecipazione alle prossime udienze del processo.

Slitta prima chemio Messina Denaro, nuova visita in carcere            

Slitta la prima seduta di chemioterapia in carcere per Matteo Messina Denaro: era tutto pronto nella stanza dove sarà curato, proprio di fronte alla sua cella in modo da limitare potenziali contatti con altri detenuti, ma all'ultimo momento il boss avrebbe richiesto un ulteriore intervento del medico. In carcere è quindi tornato il professor Luciano Mutti,  primario del reparto a gestione universitaria dell'ospedale de L'Aquila, che lo ha visto oggi per la seconda volta. Secondo quanto si è appreso, sono ancora in corso di approfondimento da parte dei medici del reparto di oncologia dell'ospedale dell'Aquila le valutazioni di documentazione medica in possesso del paziente, risultati di nuovi esami e ulteriori verifiche per stabilire, a questo punto, quando effettuare la somministrazione di chemioterapia.

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In un "taccuino mastro" rete relazioni da 2016

Tra i reperti sequestrati nel "rifugio" utilizzato da Matteo Messina Denaro a Campobello di Mazara c’è anche un "taccuino mastro”: mentre proseguono le indagini per individuare fiancheggiatori e favoreggiatori di cui ha potuto usufruire il latitante, diversi spunti provengono da questo taccuino che farebbe emergere una fitta rete di relazioni, anche sentimentali, che avrebbe intrattenuto negli ultimi mesi. Ma - sempre analizzando gli appunti - alcuni risalirebbero anche al 2016.  Proseguendo le ispezioni  gli investigatori hanno trovato un "ambiente occultato" in cui vi era altra documentazione, tra cui svariati "pizzini" con nomi, numeri di telefono, spese di viaggio. Nel secondo rifugio - in via Toselli - hanno terminato i rilievi scientifici nel vano blindato, nascosto da una porta blindata e occultato da un armadio, alla ricerca di tracce organiche e impronte digitali. L'esito non è ancora stato consegnato ma alcune impronte sarebbero state rilevate e si attende il riscontro.

Il pg Patti: "Messina Denaro sa più di qualunque collaboratore"

"Il livello di conoscenza di Messina Denaro per il rapporto stretto con Riina era probabilmente superiore a tutto quello che ci hanno raccontato i collaboratori fino ad oggi", ha detto ancora il procuratore generale di Caltanissetta, Antonino Patti. "Messina Denaro - ha continuato Patti - è uno dei mandanti delle stragi del '92 ma anche uno di quelli che già nella fase iniziale aveva messo mano a questo progetto, con la missione romana del '92 dove addirittura è protagonista materiale di quella missione insieme a Graviano e agli altri". "Il momento dell'arresto - ha proseguito Patti - è un momento che abbiamo accolto con soddisfazione. È il coronamento di sforzi che l'autorità giudiziaria palermitana e le forze dell'ordine hanno per decenni dedicato e le circostanze dell'arresto possono sembrare banali, ma dietro c'è un lavoro e una professionalità che secondo me non devono essere minimamente messe in discussione con discorsi dietrologici che lasciano il tempo che trovano".

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Sequestrata la casa della madre di Andrea Bonafede

Intanto è stata posta sotto sequestro la casa di proprietà della mamma di Andrea Bonafede, il presunto prestanome di Messina Denaro durante la sua latitanza. L’abitazione si trova al pian terreno, all'angolo tra via Marsala e via Cusmano a Campobello di Mazara, e ha due ingressi. È disabitata da tempo: la madre di Bonafede vive nella casa di Tre Fontane insieme a una delle sue figlie. L'appartamento dove viveva il boss, il bunker e la casa disabitata della madre di Bonafede si trovano in un'area di 500 metri, nel quartiere Guaguana. Il primo, in vicolo San Vito, è il più vicino all'uscita del paese, a pochi chilometri dallo svincolo autostradale. Il secondo, individuato ieri, invece, è in via Maggiore Toselli, una traversa di via Vittorio Emanuele II.

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Stamattina il Gip Fabio Pilato ha convalidato l'arresto in flagranza di Giovanni Luppino, l'autista che ha accompagnato Matteo Messina Denaro alla clinica La Maddalena di Palermo il giorno dell'arresto. Il giudice si è riservato di decidere sulla richiesta di custodia cautelare in carcere. Luppino, che risponde di procurata inosservanza della pena e favoreggiamento aggravati dal metodo mafioso, si è difeso sostenendo di non sapere che l'uomo che stava accompagnando fosse Matteo Messina Denaro. Il commerciante di olive ha spiegato di averlo conosciuto qualche mese fa e che gli era stato presentato, con il nome di "Francesco", come il cognato di Andrea Bonafede. Luppino ha aggiunto di averlo accompagnato lunedì scorso per la prima volta a Palermo, dove il boss doveva sottoporsi a un ciclo di chemioterapia, perchè gli era stata chiesta questa cortesia proprio a causa delle sue condizioni di salute. Al momento dell'arresto Luppino aveva con se un coltello a serramanico con lama da 18,5 cm. E oggi, durante l'interrogatorio di garanzia, quando il gip Fabio Pilato gli ha chiesto come mai girasse con il coltello, Luppino ha risposto: "Lo porto sempre con me". "Anche per andare all'ospedale?", gli ha detto il gip e Luppino ha risposto: "Sì".

Pm: autista ha contribuito a latitanza Messina Denaro

Giovanni Luppino "ha certamente contribuito, in senso materiale e causale alla prosecuzione della latitanza di Messina Denaro, facendogli da autista e accompagnatore personale, ha certamente garantito a questi possibilità di spostamento in via riservata senza necessitò di ricorrere a mezzi di locomozione direttamente condotti dallo stesso latitante o mezzi di locomozione pubblici o privati che potessero in qualche modo 'esporlo' alla cattura”: è quanto scrivono i pm della Dda di Palermo nella richiesta di convalida dell'arresto di Giovanni Luppino.

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"Il mio assistito è fiducioso nella magistratura e nelle forze dell'ordine affinché si accerti la verità. L'atteggiamento del dottor Tumbarello non credo possa essere diverso da chi intende dare chiarimenti che può e che è in condizioni di dare". È quanto dice l'avvocato Giuseppe Pantaleo, nominato difensore di fiducia da parte di Alfonso Tumbarello. Il medico di Campobello di Mazara ha prescritto ricette mediche al suo assistito Andrea Bonafede, nome però utilizzato (tramite carta d'identità e tessera sanitaria) dal boss Matteo Messina Denaro per curarsi ed effettuare visite ed esami nelle strutture sanitarie.

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