Arresto Messina Denaro, procuratore Nicolosi: la presenza per i mafiosi è potenza

Cronaca
Chiara Caleo

Chiara Caleo

Intervista con il Procuratore Capo di Prato che negli anni 90 fece parte del pool di magistrati che indagò sulle stragi mafiose. Sull'ex super latitante che ebbe un ruolo di primo piano per la strage  dei Georgofili in cui rimasero uccise cinque persone, tra cui due bambine, dice: "Lui è a conoscenza delle dinamiche e della genesi del progetto stragista"

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L’ultimo tra i condannati a vedere il carcere. Matteo Messina Denaro ha svolto un ruolo fondamentale nell’attentato del 27 maggio del 1993. Fu lui a individuare l’obiettivo a Firenze, lui a fissare a Prato la base logistica. Proprio a Prato dirige la Procura Giuseppe Nicolosi, 30 anni fa nel pool istituito per le stragi. A chi chiede perché è stato necessario così tanto tempo per la cattura del boss il Procuratore dà una lettura storica.
“La storia di queste lunghe latitanze è una storia che si ripete. È la copertura del territorio di provenienza dei capi mafia che assicura la loro protezione e assicura anche la permanenza sul luogo dove esercitano il potere. La presenza è potenza dei mafiosi,  non si è mai visto un mafioso di rango lontano dei luoghi di origine".

L'intervista

Avrà fatto una riflessione su quale potrà essere adesso la struttura di Cosa Nostra?

Sicuramente ci saranno nuovi assetti. Probabilmente un nuovo capo palermitano.

 

La mafia è sconfitta oggi?

Con l’arresto di Matteo Messina Denaro si è concluso un ciclo della mafia stragista. C’è un altro tipo di mafia, una mafia di business.
Qui recentemente a Prato abbiamo svolto un’indagine che riguarda il riciclaggio di ingenti capitali che provenivano proprio dalla famiglia mafiosa di Brancaccio.

 

Matteo Messina Denaro è anche il custode di quella stagione stragista della mafia,  secondo lei parlerà un giorno?

Questo non lo potremo mai sapere, se non nel giorno in cui effettivamente dovesse parlare. Sicuramente lui è a conoscenza delle dinamiche e della genesi del progetto stragista del continente. Era a strettissimo contatto con Giuseppe Graviano che di questa fase era il cervello. Potrebbe essere quindi a conoscenza di quello che ancora indagini e processi non hanno svelato.

 

Il secondo livello insomma...

Noi a Firenze, finché ci sono stato io,  ma ci sono ancora indagini in corso, abbiamo sempre parlato di cointeressenza, non di un livello superiore. Abbiamo fatto cinque inchieste, senza ottenere risultati che potessero essere spesi in un processo. Mi auguro che i magistrati adesso riescano a definirle, le cointeressenze.

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