Caso ginnaste, Maccarani: "Da me mai cattiverie. Ma se denunciano, il malessere c’è"
CronacaEmanuela Maccarani è stata sospesa dal ruolo di direttore tecnico della Nazionale di ginnastica ritmica travolta dal caso delle atlete dell’accademia di Desio ed è sotto procedimento della giustizia ordinaria e sportiva per presunti maltrattamenti psicologici subiti da alcune ex allieve che l’hanno denunciata. A Sky TG24 si difende: “Non ho mai offeso nessuno, ma è giusto attendere le decisioni che prenderanno gli organi di giustizia”. L'INTERVISTA
Incontriamo Emanuela Maccarani a poche ore dalla notizia della sua sospensione da direttore tecnico della Nazionale italiana di ginnastica ritmica, ruolo andato ad interim al presidente Federale Gherardo Tecchi, anche se Maccarani continuerà ad allenare la squadra. Milanese, 56 anni, allenatrice della Nazionale dal 1996 è la più titolata della storia della ritmica italiana con all’attivo oltre 200 medaglie. Oggi è sotto procedimento della giustizia ordinaria e sportiva, insieme con la sua assistente Olga Tishina, per presunti maltrattamenti psicologici nei confronti di alcune ex allieve che l’hanno denunciata. Qui la sua versione dei fatti.
- Emanuela Maccarani come ha reagito alla notizia della sospensione? Il Presidente Tecchi ha parlato di demansionamento, ma in fondo lei resta con le sue ragazze. Vi siete parlati col Presidente?
La decisione che il Consiglio Federale ha preso nei miei confronti la rispetto e la accetto, però è una cosa che sta a metà perché la persona è una anche se i ruoli sono due. Dopo sei cicli olimpici da allenatrice, dal 2018 quando sono diventata direttore tecnico ho avviato un lavoro di organizzazione di tutto l'ambiente della ginnastica ritmica ottenendo risultati non solo nel settore a squadre, che è il mio, ma anche in quello individuale. È stato un percorso che mi è costato tanto lavoro e che si è interrotto nel momento più bello forse, con la vittoria storica di Sofia Raffaeli al campionato del mondo dello scorso settembre, una vittoria che ha unito tutta l'Italia intorno alla ginnastica ritmica e che per me ha un grande significato. Col Presidente Tecchi ci siamo sentiti, so che non era una scelta scontata quella che mi riguardava, mi ha garantito la fiducia da parte del Consiglio Federale e per me questo è fondamentale. La decisone d’altra parte è stata presa sulla base di valutazioni che nell'ultimo periodo sono state fatte da figure predisposte. Col commissariamento dell'Accademia abbiamo avuto una serie di figure che sono state strettamente a contatto con le ginnaste, con gli allenatori e con tutto ciò che ruota intorno alla struttura e quindi vi è la consapevolezza che l'ambiente è costruttivo e positivo. Per quanto riguarda il futuro è giusto attendere le decisioni che prenderanno gli organi di giustizia.
- Questo ambiente però per alcune ragazze, almeno per quelle che l'hanno denunciata di maltrattamenti psicologici, non è stato così positivo. Come se lo spiega?
Io ancora non sono riuscita a darmi una risposta, faccio molta fatica a trovare una spiegazione coerente. Quello che è certo è che per quel che mi riguarda cattiverie non ce ne sono mai state, non ne ho mai fatte anzi io credo esattamente il contrario. Ci sono semmai metodiche di allenamento, ci sono correzioni o atteggiamenti che però sono stati sempre rivolti al gesto tecnico non certo all'offesa della persona, o tantomeno al corpo di un'atleta. Non ho mai offeso nessuno, ci sono stati modi di comunicare volti a strutturare degli atleti che devono credere in se stessi, che devono essere portati a dare il meglio di sé.
- Le ragazze che l'hanno denunciata non sarebbero molto d'accordo con quello che sta dicendo.
Io di certo ci ho provato, poi sicuramente si poteva fare meglio, si può sempre fare meglio. Sono comunque scelte, nessuna delle atlete è mai stata obbligare a stare in quel contesto. L'agonismo ad alto livello non è per tutti, però c'è quella soglia dove tu talento arrivi a me e io ti cerco di costruire dal punto di vista tecnico, e devo aiutare gli atleti a superare proprio quell’asticella, purtroppo è in quel momento che si capisce se questo sport, a questi livelli, è anche per te oppure no.
- Alcune ragazze che la accusano però dicono di aver avuto anche disturbi alimentari a causa dei maltrattamenti psicologici, delle vessazioni che hanno subito durante gli allenamenti. A Desio c'è un'ossessione per il corpo e per il peso delle atlete?
A Desio non c'è nessuna ossessione né per il corpo né per il peso e penso che far ruotare questa vicenda intorno alla questione del peso sia riduttivo. Nei miei quasi 30 anni da allenatrice sono stati moltissimi i casi di ginnaste che hanno avuto bisogno di supporto nel controllo dell'alimentazione, di programmi alimentari, in funzione di una difficoltà a riuscire a mettere peso e quindi a costruire quella massa muscolare idonea per performare. Io ho una ginnasta che quando a 17 anni è arrivata al centro mangiava la pasta frullata che le preparava la madre.
- Le atlete però fino a poco tempo fa venivano pesate tutti i giorni e davanti alle altre ragazze. Qualcuna ha detto anche che in queste occasioni venivano fatti commenti pesanti.
Questo aspetto andrà chiarito. Il peso viene preso nello spogliatoio, le ragazze vivono insieme e si spogliano insieme, avviene nello spogliatoio semplicemente perché arrivano e devono poi cambiarsi per indossare la divisa tecnica e in quel frangente vengono pesate prima che si rivestano. Non ci sono commenti come sono stati descritti, ci sono semmai osservazioni davanti a situazioni in cui si nota che un'atleta per esempio un giorno è mezzo chilo in più, il giorno dopo un altro mezzo chilo in più, allora al sesto giorno magari in quel caso le si dice ‘stai attenta, chiamiamo il dietista, cosa succede?’ Gli insulti però non ci sono mai stati.
- Al di là della giustizia ordinaria e di quella sportiva che faranno il loro corso, si è mai interrogata sull'opportunità oggi di utilizzare certi metodi particolarmente duri - magari considerati anche "normali" nello sport di alto livello - in un momento però in cui la sensibilità sociale rispetto a temi come il body shaming, la violenza verbale, il bullismo è profondamente cambiata rispetto al passato?
Nelle ultime due generazioni di atlete che ho allenato è stato assolutamente doveroso adeguarsi a un cambiamento sociale che vede, a causa della sovraesposizione che oggi i ragazzi hanno, delle fragilità che si manifestano ancora di più e che quotidianamente si sono inserite nell’affrontare determinate situazioni anche di difficoltà. Quello che in passato era un disagio tecnico, sempre legato quindi al nostro lavoro, finiva in quel contesto, oggi invece va oltre perché attraverso i social di qualsiasi genere i confronti pesano ancora di più.
- Lei si rimprovera qualcosa oggi?
Sono serena per quello che è stato il mio percorso come allenatrice. Trovo che alcune sofferenze facciano parte di questo percorso, ma io le ho sempre condivise e affrontate. In 30 anni non ho mai mancato una gara, sono sempre stata accanto alle mie ragazze in qualsiasi parte del mondo. Non è mai accaduto che io le abbia lasciate sole.
Credo invece che la delusione e il mancato raggiungimento di obiettivi personali, per esempio anche solo riuscire una volta a poter entrare in squadra per poter fare una gara, o riuscire ad arrivare ai giochi olimpici, ecco queste sono grosse delusioni per chi vede che il resto del gruppo riesce ad ottenere qualcosa e magari un altro non ce la fa. Questa credo sia una questione molto importante da tenere presente. Per me è un grande dispiacere perché queste delusioni andrebbero metabolizzate e poi però superate. Una volta che le farfalle si staccano e vanno via dal mio giardino se ne deve occupare qualcun'altro e credo che questo sia uno dei tanti aspetti che lo sport stesso dovrà affrontare ovvero quello che è il domani dell'atleta, lo stacco da un ambiente dove tutto è programmato e che di colpo non c'è più.
- Le denunce relative a maltrattamenti e abusi nel mondo della ginnastica ritmica nel frattempo sono arrivate a quasi 200. Esiste un problema nel mondo della ginnastica?
Il malessere evidentemente c'è, se le persone denunciano qualche cosa che non funziona c'è sicuramente. Bisogna capire però dove.
- È davvero finita l'era delle farfalle? Le atlete non vogliono più essere chiamate così. Si è spezzato qualcosa?
In questo momento nelle ragazze si è spezzata una parte fondamentale che loro sentono nel rispecchiarsi in questo nome che vuol dire eleganza, bellezza, armonia, libertà. Penso che questa sensazione rimarrà e credo che loro vogliano ripartire adesso semplicemente dalla squadra nazionale di ginnastica ritmica per ritrovare poi il messaggio che vogliono esprimere. Non sarà facile, sarà un periodo dove credo che le difese immunitarie di tutti saranno assolutamente messe a repentaglio e quindi occorrerà un grosso lavoro. la paura e lo sconforto delle ragazze per il timore che tutto questo potesse finire di colpo però è l'unica cosa che mi fa dire oggi 'Sì, vi accompagno fino alle Olimpiadi di Parigi 2024'. Poi bisognerà vedere come le cose proseguiranno.