Processo Rigopiano, chiesti 12 anni per l'ex prefetto e 11 per il sindaco di Farindola

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"Noi lavoriamo per accertare la verità, tenendo conto che gli atti processuali raccontano storie di uomini, donne, sofferenza, e sappiamo che dobbiamo rispondere a questa domanda ma naturalmente applicando la legge, gli strumenti investigativi e le regole processuali. E a queste noi ci affidiamo", ha dichiarato il procuratore capo di Pescara, Giuseppe Bellelli, a margine del processo

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Prosegue a Pescara il processo per la tragedia dell'hotel Rigopiano, travolto da una valanga il 18 gennaio 2017 e nel quale persero la vita 29 persone. La Procura ha chiesto dodici anni per l'ex prefetto di Pescara, Francesco Provolo e 11 anni e 4 mesi, per il sindaco di Farindola, Ilario Lacchetta. L'accusa, rappresentata dal procuratore capo, Giuseppe Bellellu, e dai sostituti Andrea Papalia e Anna Benigni, al termine della requisitoria ha proposto per Bruno Di Tommaso, gestore dell'albergo e amministratore e legale responsabile della società "Gran Sasso Resort & SPA", la pena di 7 anni e 8 mesi, e la prescrizione per il capo 10. Queste sono solo alcune delle richieste di condanna formulate per i 30 imputati del processo: per Antonio Di Marco, l'ex presidente della Provincia di Pescara, sono stati chiesti 6 anni.

Ritardi nel coordinamento dei soccorsi

"Parliamo di depistaggio - ha spiegato il procuratore capo Bellelli - ma non ci sono grandi misteri da svelare. C'era l'inefficienza grave della Prefettura, non ci sono grandi depistaggi italiani: non c'è un anarchico che cade dal balcone della Questura, non ci sono tracce scomparse dal cielo di Ustica, non c'è una agenda rossa trafugata, non ci sono false molotov nella caserma Diaz. E' un prefetto di provincia che lascia cadere nel vuoto una richiesta di aiuto". La tesi sostenuta dal pm, Andrea Papalia, è che la prefettura agì in ritardo nel coordinamento dei soccorsi e nell'apertura della Sala operativa. Il magistrato ha segnalato discrepanze tra le comunicazioni che la Prefettura diede al governo e l'effettiva operatività del coordinamento dei soccorsi.

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Il procuratore: "Lavoriamo per accertare la verità"

"Noi - ha detto ai cronisti il procuratore capo di Pescara, Giuseppe Bellelli, a margine del processo - lavoriamo per accertare la verità, tenendo conto che gli atti processuali raccontano storie di uomini, donne, sofferenza, e sappiamo che dobbiamo rispondere a questa domanda ma naturalmente applicando la legge, gli strumenti investigativi e le regole processuali. E a queste noi ci affidiamo". "L'ufficio del pubblico ministero - ha aggiunto Bellelli - è un ufficio requirente, quindi, presenta le proprie richieste. Vi è una presunzione di innocenza degli imputati, deciderà il giudice. Questa è la nostra posizione ferma e convinta".

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Domani altra fase del processo

Sono in tutto 30 gli imputati nel processo: i pm hanno sollecitato la condanna a diversi anni per tutte le persone coinvolte nella tragedia. Domani sarà poi la volta delle parti civili. Presenti questa mattina nell'aula 1 di Palazzo di Giustizia i parenti delle 29 vittime della tragedia.

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