Scuola, sciopero nazionale e manifestazioni studenti il 18 novembre: perché si protesta

Cronaca
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Più partecipazione, antifascismo e antirazzismo. Sono le motivazioni all'origine della mobilitazione organizzata in tutta Italia dall'Unione degli studenti, appoggiata dal sindacato Sisa. Ci si schiera anche contro la proposta di riforma avanzata dal ministro Giuseppe Valditara

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Una didattica “innovativa, partecipata, antifascista, antirazzista, transfemminista ed ecologista”. Questo chiede l’Unione degli Studenti con lo sciopero organizzato in tutta Italia per domani, 18 novembre. Alice Beccari, dell’esecutivo nazionale del sindacato studentesco, spiega poi che la mobilitazione punta anche a “rivendicare l'aumento del numero degli studenti in consiglio di istituto, al fine di pareggiare quello di docenti e genitori e poter avere realmente voce in capitolo sulle nostre scuole”, sui percorsi di studio e sulle politiche degli istituti. “Saremo nelle piazze di tutto il Paese, da Milano a Bari, per ribadire che sulla nostra didattica, sulle nostre scuole e sul nostro futuro, ora decidiamo noi", ha annunciato Bianca Chiesa, coordinatrice nazionale del sindacato. La mobilitazione è appoggiata dal Sisa, sindacato indipendente scuola e ambiente, che ha chiamato allo sciopero - fa sapere l'ufficio di Gabinetto del ministero dell'Istruzione e del Merito - tutto il personale docente, dirigente e Ata di ruolo e precario in Italia e all'estero per l'intera giornata di domani (TUTTE LE NEWS SULLA SCUOLA).

Il "piano scuola" del governo

A non piacere all’Unione degli studenti è anche il piano per la scuola annunciato dal ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara (CHI Èin un’intervista a Repubblica. Si pensa a una riforma degli istituti tecnici e professionali, che “non devono essere una brutta copia del liceo” ma, dice il ministro, andrebbero proiettati verso un maggior coinvolgimento con le realtà produttive del Paese. Tra le altre proposte c’è poi “un piano di orientamento per le famiglie”, con l’intenzione di far sapere ai genitori che “chi va al liceo e poi non finisce l’università avrà potenzialità occupazionali e retributive inferiori a chi esce da un tecnico e professionale”. Gli insegnanti dovrebbero quindi diventare “consiglieri” delle famiglie nell’orientarle verso la scelta delle superiori per i figli. Ancora, Valditara ha parlato della figura di un tutor da affiancare agli studenti “in difficoltà” e dell’intenzione di “valorizzare chi è molto bravo, anche al di fuori dell’orario di lezione”. 

Milano, Zona Arancione, Rientro a scuola dopo il Lockdown per la zona Rossa al Liceo Agnesi con meta' studenti ancora in DAD a distanza (Milano - 2021-01-25, Maurizio Maule) p.s. la foto e' utilizzabile nel rispetto del contesto in cui e' stata scattata, e senza intento diffamatorio del decoro delle persone rappresentate

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È "evidente", dice Bianca Chiesa, come le idee di riforma di Valditara "non rappresentino un modello di scuola inclusivo. Queste proposte hanno come fine un modello di scuola escludente per coloro che il ministro definisce ‘studenti in difficoltà’, che in questo modo vengono ulteriormente marginalizzati ed esclusi”. Non è vista di buon occhio nemmeno la proposta di riforma degli istituti tecnici: “L'obiettivo che dovrebbe raggiungere questo processo secondo il ministro Valditara è quello di creare una scuola maggiormente asservita al mondo del lavoro e non come strumento di formazione personale e collettiva”, dice Beccari. Il rischio, secondo l’Unione, è che tra gli studenti si “allarghi ancora di più il clima di competitività, classismo e marginalizzazione già ben radicato nelle nostre aule".

La polemica per la lettera sul crollo del Muro di Berlino

A finire nel mirino dell’Unione è anche la lettera che, lo scorso 9 novembre, Valditara ha inviato alle scuole italiane per celebrare l’anniversario dalla caduta del Muro di Berlino. L’evento, si legge nel messaggio, “segna il fallimento definitivo dell’utopia rivoluzionaria. E non può che essere, allora, una festa della nostra liberaldemocrazia”. Il comunismo, nato “come una grande utopia”, dove realizzato concretamente “comporta ovunque annientamento delle libertà individuali, persecuzioni, povertà, morte”, continua la lettera. "Non possiamo accettare le dichiarazioni del ministro di oggi che cerca di mettere sullo stesso piano il fascismo, difesa reazionaria messa in campo dal capitalismo, al comunismo", ha detto Beccari, sottolineando che non si può accettare "una scuola che non riconosca il ruolo fondamentale che ha avuto l'esperienza comunista nella storia del nostro Paese". Il governo, ha continuato, “come quelli precedenti tenta ancora una volta la normalizzazione di un sistema malato e la scuola è il primo luogo strategico per fare ciò”. “Siamo per la scuola dei saperi liberi e critici e per questo il 18 novembre saremo in tutte le piazze del Paese perché se il muro di Berlino è caduto, un modello diverso di mondo esiste e sopravvive nelle idee e nelle lotte”, conclude Beccari.

A school boy grabs a school girls arm.

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