La lotta per promuovere l’inclusività passa anche dal linguaggio e in particolare dalla scelta del genere con cui declinare i nomi delle professioni. Lo ha ribadito alla seconda giornata della rassegna di Sky TG24 la nota musicista, che ha sempre combattutto per essere chiamata "direttore d'orchestra" e non "direttrice" proprio come i suoi colleghi uomini. A discutere insieme a lei del tema in un panel dedicato, anche Nicoletta Maraschio e Rosy Russo
Maestro o maestra? Dottore o dottoressa? Presidente o presidentessa? La lotta per promuovere l’inclusività passa anche attraverso il linguaggio e in particolare il dibattito sul genere in cui declinare i nomi delle professioni. Lo ha sottolineato Beatrice Venezi, ospite della seconda giornata Sky TG24 Live In Firenze insieme a Nicoletta Maraschio, linguista e presidente onoraria dell’Accademia della Crusca, e a Rosy Russo, presidente dell’associazione Parole Ostili. “Per una vera parità uomo-donna dobbiamo usare i nomi delle professioni al neutro”, è il pensiero di Venezi, che da sempre si batte per essere chiamata "direttore d’orchestra" anziché "direttrice" (LA DIRETTA SU LIVE IN FIRENZE - SECONDA GIORNATA).
“Una battaglia dei giovani”
“Per una concreta parità di accesso a determinate posizioni, per una reale eguaglianza di retribuzioni a parità di mansioni, perché un lavoratore goda della stessa dignità a prescindere dal suo sesso, è fondamentale che i nomi delle professioni vengano declinati al maschile”, ha detto Venezi. Che ha fatto notare come nel mondo orchestrale ci si possa riferire al direttore solo con il termine di “maestro” perché la sua versione femminile, ossia “maestra”, non sottende una valenza accademica. Da qui il riferimento al caso dell’Inghilterra, dove da anni le attrici conducono una battaglia per essere chiamate “actor” e non “actress” esattamente come i loro colleghi uomini. “Ci sono ruoli considerati tradizionalmente maschili e altri tradizionalmente femminili ma si tratta di un pregiudizio da sfatare. Questa è la battaglia che sta più a cuore alle giovani generazioni”.
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“Parole d’ordine: normalizzare”
“Ho scritto un libro per spiegare quanto sia necessaria una nuova narrazione rispetto alla forze delle donne”, ha proseguito Venezi. “Quando si parla di una donna di successo la si considera sempre come un’eccezione che conferma la regola ma la storia, soprattutto quella della musica, è piena di figure femminili che hanno scritto pagine immortali e occorrerebbe raccontarle come l’ultimo di una serie di esempi d’eccellenza al femminile”, ha spiegato. “Solo così - ha quindi concluso il direttore - possiamo normalizzare il fatto che ci siano ruoli apicali nella nostra società ricoperti da donne”.
Il ruolo dell’educazione
Non solo parità di genere. Promuovere il linguaggio inclusivo significa anche combattere il fenomeno dell’hate speech sui social network, che secondo le ultime statistiche presentate in apertura del panel colpisce oggi anche omossessuali e persino medici. Un impegno che passa dall’educazione, come ha sottolineato Maraschio: “La strada ancora lunga ma per percorrerla è indispensabile il coinvolgimento scuole perché la consapevolezza dei fatti di lingua è la base”. Le ha fatto eco Russo, secondo cui “bisogna lavorare sulla cultura, anche per fa capire che virtuale e reale non sono realtà a se stanti ma un’unica bolla”. Al termine del panel, Sky Tg24 ha firmato il manifesto contro la comunicazione ostile che proprio lei, insieme all’associazione che presiede, ha promosso.