
Ponte sullo Stretto nel programma di Fi, il primo progetto risale al 1992
La campagna elettorale ha riportato a galla uno dei temi preferiti del centrodestra. Il leader di Forza Italia Berlusconi parla dell'opera da quasi trent'anni, ma la storia del collegamento stradale tra la Sicilia e il resto d’Italia ha radici molto più antiche

Anche in questa campagna elettorale si è tornati a parlare del ponte sullo stretto di Messina: la “grande opera” per eccellenza è infatti presente nel programma condiviso del centrodestra e rilanciata dai leader di partito nei comizi. Tra promesse di posti di lavoro e progetti mai partiti, quella del ponte è un’idea più antica di quanto si immagini
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Il più convinto nella possibilità di realizzazione del ponte è senza dubbio Silvio Berlusconi: il leader di Forza Italia ne parla da quasi trent’anni, e nonostante le difficoltà e i pareri negativi sul progetto, è convinto che "questa volta l'opera la porteremo certamente fino in fondo". Per il cavaliere la colpa è “della sinistra che lo ha bloccato, altrimenti oggi sarebbe già operativo"
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In realtà però l’idea del ponte tra Sicilia e Calabria ha radici antichissime: secondo lo storico romano Strabone, già nel 250 a. C. i romani crearono un ponte mobile di legno per trasferire nel Continente 104 elefanti catturati nella battaglia contro il generale cartaginese Asdrubale. In seguito, tutti i grandi regni succedutisi nei secoli hanno poi ipotizzato la costruzione di un collegamento tra i due territori
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Nonostante i tentativi e gli studi però, il fondale irregolare dello stretto, le forti correnti marine del Mediterraneo, l’elevata sismicità della zona e l’ingente costo dei lavori hanno fatto desistere i governanti dall’iniziare l’opera. Queste difficoltà di fatto sono le stesse che oggi impediscono la realizzazione del ponte
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Più di recente, la politica italiana ha iniziato a interessarsi seriamente alla vicenda negli ultimi cinquanta anni: nel 1970, l’allora segretario della Democrazia Cristiana e poi presidente del Consiglio Mariano Rumor, durante un comizio elettorale a Palermo, disse: “Gli anni Settanta saranno gli anni del ponte sullo stretto”
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Nel 1981 fu costituita la società concessionaria stretto di Messina S.p.a. su impulso dell’allora presidente del Consiglio Francesco Cossiga. In quegli anni uno dei più fervidi sostenitori del ponte fu il ministro de Mezzogiorno Claudio Signorile, che disse: “Il ponte si farà entro il 1994”. Anche Bettino Craxi fece numerose promesse sul ponte, progettando “l’apertura dei cantieri nel 1988”, ma i lavori non iniziarono mai

Negli anni Novanta il ponte diventa un cavallo di battaglia di Berlusconi: un primo progetto, preliminare, per un Ponte sullo Stretto di Messina risale al 1992, ma è nel 2002, con il secondo governo Berlusconi, che parte il “Piano decennale per le Grandi Opere”, presente nel famoso “contratto con gli italiani” del leader di Forza Italia

Nel 2005 la società di costruzioni Impregilo vince la gara come general contractor. E il 6 maggio di quell'anno, da Catania Berlusconi rilancia il dossier annunciando che il ponte "sarà un'opera epocale che farà diventare la Sicilia terra italiana e europea". Il progetto fu però bloccato nel 2006 con la vittoria di Romano Prodi e del centrosinistra, che giudicarono il progetto e l’appalto come svantaggioso economicamente e a rischio di infiltrazioni mafiose

Nel 2011 l'Unione Europea esclude ufficialmente il progetto dalle priorità da finanziare, e con il governo Monti l'Italia sembra aver abbandonato l’idea del ponte sullo stretto. Fu la coppia Angelino Alfano e Matteo Renzi a provare a far ripartire il progetto: nel 2016, da presidente del Consiglio, l’attuale leader di Italia viva affermò che “la sfida è quella di completare il grande progetto che chiamo Napoli-Palermo, per non dire ponte sullo stretto, e che porterà 100 mila posti di lavoro e sarà utile a tutti”

Durante la discussione della legge di Bilancio 2016 però, l’emendamento finalizzato a far ripartire l'opera di un ponte sullo stretto fu bocciato e anche Renzi smise di parlarne. Sul ponte è calato il silenzio fino al 12 gennaio scorso, quando il ministro per le Infrastrutture Enrico Giovannini, ha reso note al Consiglio dei ministri le azioni necessarie per avviare la realizzazione dello studio che verificherà i progetti più fattibili, affidando i documenti alla Rete ferroviaria italiana (Rfi)