Sono 59 gli imputati per il disastro in cui morirono 43 persone. Tra questi ex dirigenti di Autostrade per l'Italia come Giovanni Castellucci, amministratore delegato di Aspi ai tempi del crollo, ex vertici di Spea, attuali ed ex dirigenti del ministero delle Infrastrutture e funzionari del Provveditorato
A quasi quattro anni dal disastro costato la vita a 43 persone, si è tenuta oggi la prima udienza dl processo per il crollo di ponte Morandi, avvenuto a Genova il 14 agosto del 2018 (LE FOTO). Il processo è stato però subito rinviato al 12 settembre: la prima udienza è finita, "con anticipo clamoroso" come ha sottolineato il presidente del collegio Paolo Lepri. Oggi sono state presentate le richieste di costituzione di parti civili su cui i giudici decideranno a settembre. Il tribunale ha calendarizzato udienze fino al 19 luglio 2023. Le altre questioni che verranno affrontate dopo la pausa estiva riguarderanno la eventuale esclusione dei responsabili civili, cioè coloro che pagheranno in caso di condanna.
Chi sono gli imputati e quali sono le accuse a loro carico
Sono 59 gli imputati nel processo, tra i quali ex dirigenti di Autostrade per l'Italia come Giovanni Castellucci, amministratore delegato di Aspi ai tempi del crollo, nonché ex vertici di Spea, la società che si occupava di manutenzione e ispezioni, ma anche attuali ed ex dirigenti del ministero delle Infrastrutture e funzionari del Provveditorato. Le accuse, a vario titolo, sono omicidio colposo plurimo, omicidio stradale, crollo doloso, omissione d'atti d'ufficio, attentato alla sicurezza dei trasporti, falso e omissione dolosa di dispositivi di sicurezza sui luoghi di lavoro.
Lo spettro della lunga durata e delle prescrizioni
Il processo rischia di andare avanti per oltre due anni con la spada di Damocle delle prescrizioni. Le prime, per i reati più lievi, sono previste a ottobre 2023. Prescrizione ma anche irragionevole durata del processo stesso come ventilato dal procuratore Francesco Pinto, che sarà presente domani in aula. "Il problema di fondo di questo processo - ha sottolineato Pinto - sarà la possibilità di rispettare i parametri costituzionali della ragionevole durata. Io auspico che tutte le parti si possano comportare tenendo conto di questo parametro di garanzia per le vittime e per gli imputati. Senza un tempo ragionevole non ci sarà giustizia degna di questo nome".
La prima udienza
Per l'accusa, buona parte degli imputati immaginava che il ponte sarebbe potuto crollare ma nessuno fece nulla. Aspi e Spea sono uscite dal processo patteggiando circa 30 milioni. Un processo arrivato dopo quattro anni di indagini, due incidenti probatori, terabite di file e documenti sequestrati dalla guardia di finanza. Oggi, nelle quattro aule messe a disposizione con videocollegamento, un centinaio di avvocati, le parti civili già ammesse dal giudice per l'udienza preliminare, più quelle che hanno chiesto di essere ammesse. I legali di alcuni imputati hanno già annunciato che chiederanno l'annullamento degli incidenti probatori per violazioni del diritto di difesa. Istanze che porteranno, se accolte, a una dilatazione dei tempi non indifferente.
L’altra maxi-inchiesta
Dalle indagini sul crollo del ponte erano nate altre tre inchieste: quella sulle barriere fonoassorbenti pericolose, quella sui falsi report dei viadotti e sulle gallerie. Sono state tutte riunite in un unico procedimento che vede indagate oltre 50 persone, molte delle quali già coinvolte nel crollo del Morandi, oltre alle due società Aspi e Spea (queste ultime due potrebbero patteggiare come successo nel procedimento principale). Per questa seconda maxi-inchiesta nelle prossime settimane la procura chiuderà le indagini e in autunno potrebbe iniziare l'udienza preliminare col rischio di accavallamento e di ulteriori ritardi.