Processo d'appello sul rimpatrio di Shalabayeva, tutti assolti gli imputati

Cronaca

I sette imputati erano accusati di sequestro di persona per le presunte irregolarità legate al rimpatrio di Alma Shalabayeva, moglie del dissidente kazako Mukhtar Ablyazov, espulsa nel 2013 insieme alla figlia Alua. Per la Corte di Appello di Perugia "il fatto non sussiste". Tra le persone assolte ci sono gli ex capi della squadra mobile e dell'ufficio immigrazione della questura di Roma, Renato Cortese e Maurizio Improta

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La Corte di Appello di Perugia ha assolto con formula piena tutti gli imputati accusati di sequestro di persona per le presunte irregolarità legate al rimpatrio di Alma Shalabayeva. Si tratta della moglie del dissidente kazako Mukhtar Ablyazov, espulsa verso il Kazakistan nel 2013 insieme alla figlia Alua. Entrambe in seguito sono tornate in Italia. Tra gli imputati assolti nel processo ci sono gli ex capi della squadra mobile e dell'ufficio immigrazione della questura di Roma, Renato Cortese e Maurizio Improta. 

L'abbraccio tra Renato Cortese e Maurizio Improta dopo l'assoluzione - ©Ansa

Gli imputati assolti

Dopo quasi dieci ore di camera di consiglio, il collegio presieduto da Paolo Micheli ha deciso che "il fatto non sussiste". Dunque tutti i sette imputati sono stati assolti. Si tratta dell'ex capo dell'ufficio immigrazione della questura di Roma Maurizio Improta, con i suoi funzionari Vincenzo Tramma e Stefano Leoni, l'ex capo della Mobile Renato Cortese e i funzionari dello stesso ufficio, Luca Armeni e Francesco Stampacchia, oltre al giudice di pace Stefania Lavore.

Alma Shalabayeva, la moglie del dissidente kazako Muktar Ablyazov espulsa dall'Italia, messa su un aereo e rispedita in Kazakistan, conferma in tribunale a Perugia la sua versione di quanto accadde quel 31 maggio del 2013. ANSA

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"Sentenza scandalosa e scioccante"

"Questa sentenza è scandalosa e scioccante, perché legittima dei comportamenti che sono un danno e uno scandalo non solo per Alma ma per la stessa credibilità dello Stato italiano": è il commento di un portavoce della famiglia di Alma Shalabayeva alla sentenza della Corte d'appello di Perugia.  "La sentenza e le condanne in primo grado - ha sostenuto il portavoce - erano giuridicamente inattaccabili, e di conseguenza le assoluzioni non possono che essere il risultato di pressioni politiche". "Non c'è dubbio quindi sul fatto che Alma proporrà ricorso" ha concluso.

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