A seguito dello sgombero dello stabile occupato circa un mese da parte di collettivi alla periferia della città, resta chiuso e bloccato dalla Polizia Locale il ponte di via Stalingrado. Qui un centinaio di attivisti ha esposto uno striscione contro gli sgomberi
E’ iniziato all’alba lo sgombero di uno stabile occupato da circa un mese da parte di collettivi in via Zago, alla periferia di Bologna. Si tratta dell’ex sede della clinica Cesare Ragazzi di proprietà della holding Investire. L’edificio si trova sotto il ponte di via Stalingrado che è stato chiuso e bloccato al traffico. Sul posto agenti della Polizia, dei Carabinieri in tenuta anti-sommossa, Polizia Locale e uomini della Digos. Intervento tempestivo anche dei Vigili del Fuoco che sono entrati al piano terra della struttura mentre alcuni attivisti sono saliti sul tetto dell’edificio in segno di protesta.
Bomba carta e striscioni
La zona dove è in atto lo sgombero dello stabile occupato dal 21 aprile è stata isolata. Traffico in tilt, lunghi file di auto sul viale. Momenti di panico quando un centinaio di attivisti ha esposto uno striscione contro gli sgomberi ed è stata esplosa una bomba carta, senza alcuna conseguenza, nei pressi della palazzina occupata che si trova al di sotto del ponte.
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Gli attivisti accusano il sindaco: gli spazi non si sono visti
Grande fermento anche sui social dove gli esponenti di Xm24 invitano gli attivisti alla solidarietà. "Portate acqua e ombrelli" cita l'appello. Gli attivisti sfidano l'amministrazione: "E' ora di cambiare passo" e accusano il sindaco Lepore di aver fatto finte promesse perché “gli spazi non si sono visti”. “L'esigenza di spazi c'è ancora, è reale e concreta. Il Comune non può pensare che con gli sgomberi questa esigenza svanisca" si legge sui social. L’amministrazione comunale di Bologna fa sapere che sta già lavorando sul problema degli spazi mentre per quanto riguarda lo sgombero di via Zago ribadisce che “il Comune non è coinvolto trattandosi di un immobile privato”.