Il presidente dell'Anm a Sky TG24: "Nei piccoli tribunali, dove ci sono magistrati molto giovani, i dati di adesione sono elevatissimi". Lo stop di giudici e pm motivato anche dalla nuova legge elettorale del Csm. Organizzate anche assemblee in diverse città d'Italia
Dopo dodici anni, giudici e pm tornano ad incrociare le braccia e a giocare la carta dell'astensione dalle udienze per cercare, facendo pressing sulla politica in vista dei decreti attuativi, di modificare la riforma Cartabia dell'ordinamento giudiziario e la nuova legge elettorale del Csm, due bocconi ritenuti indigesti dall'Associazione nazionale magistrati che lo scorso 30 aprile ha approvato una mozione collettiva e unitaria che proclamava lo sciopero: solo una sessantina i contrari sui circa 1400 votanti. Allo sciopero di oggi ha aderito il 48,4%.
I motivi della protesta
Lo sciopero è una decisione alla quale le toghe non facevano ricorso dal 2010 quando le adesioni toccarono quota 80-85%. Oltre all'astensione, le varie sezioni locali dell'Anm hanno organizzato assemblee aperte al contributo di avvocati, giornalisti, e giuristi per spiegare la loro contrarietà alla riforma, nel mirino ci sono soprattutto le 'pagelle' dei magistrati e il metodo elettorale che secondo il 'sindacato' dei giudici finirebbe per aumentare il potere delle correnti.