Firenze, uomo condannato da morto ora rischia anche il carcere

Cronaca

Una storia paradossale che inizia nel 2010 quando l'ex custode dell’impianto sportivo del velodromo di Sesto Fiorentino viene indagato dalla procura di Firenze per peculato. Il difensore dell'uomo cerca, invano, di mettersi in contatto col suo assistito finché, attraverso una conoscenza in comune, scopre che il suo assistito è deceduto

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Dopo la condanna, da morto, adesso la richiesta di interdizione in carcere. Singolare storia quella che arriva da Sesto Fiorentino, in Toscana, dove un uomo deceduto nel maggio del 2019 e condannato in appello per peculato nel novembre dello scorso anno (6 mesi dopo la morte), ha adesso venti giorni di tempo per chiedere una pena alternativa alla detenzione. In questi giorni, infatti, dopo due anni dalla condanna, il suo avvocato si è visto notificare un ordine di esecuzione pena diventata nel frattempo definitiva.

La vicenda

Una storia paradossale che inizia nel 2010 quando l’uomo, custode del velodromo di Sesto Fiorentino, viene indagato dalla procura di Firenze per peculato. In qualità di amministratore di fatto di un'agenzia di pratiche auto, recita l'accusa, avrebbe trattenuto i soldi dei bolli che invece andavano versati all'Aci. Nel 2012 viene ritenuto colpevole e condannato in primo grado a un anno e quattro mesi, in un processo celebrato con rito abbreviato. La procura fa appello contro la condanna. Il grande equivoco ha origine il giorno dell’udienza d’appello, il 14 novembre del 2019. L’avvocato dell'uomo non era mai riuscito a contattare il suo cliente. Tra la discussione in aula del procedimento e la sentenza emessa qualche ora più tardi, il legale aveva avuto la conferma, da un amico comune, che l’imputato era morto.

La scoperta della morte

Una scoperta che però arriva tardi. I giudici hanno già letto la sentenza e aumentato la pena, portandola a due anni e due mesi di reclusione. In questi giorni l'ufficio esecuzioni penali della procura generale ha notificato al difensore l'ordine di esecuzione pena. Nel documento viene anche precisato che il condannato ha diritto a chiedere misure alternative alla detenzione, e che se non lo farà per lui, morto per tutti ma solo irreperibile per la giustizia, si apriranno le porte del carcere. 

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