Caso Morisi, procura di Verona chiede l'archiviazione per l’ex guru dei social della Lega

Cronaca
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I pm hanno trasmesso al gip la richiesta di archiviazione per l’ex social media manager, indagato per cessione e detenzione di sostanze stupefacenti dopo l’indagine partita in seguito alla nottata di Ferragosto in cui si incontrò in casa sua con due ragazzi contattati via web. “Fatto tenue”, si legge nel documento: accertato che la droga dello stupro non era sua. I magistrati hanno chiesto l'archiviazione anche per uno dei due giovani romeni

I pm di Verona hanno trasmesso al gip la richiesta di archiviazione per Luca Morisi, ex guru dei social della Lega, finito nel registro degli indagati per cessione e detenzione di sostanze stupefacenti. L'indagine è quella legata alla vicenda della notte trascorsa, il 14 agosto scorso, nella sua abitazione di Belfiore, con due ragazzi che erano stati contattati via web, su un sito di incontri. I magistrati veronesi hanno chiesto l'archiviazione anche per uno dei due giovani romeni mentre nessuna accusa era stata mossa all'altro. 

La richiesta di archiviazione

Nel documento inviato al giudice per le indagini preliminari i pm sostengono che il mezzo grammo di cocaina trovato in una bustina non è sufficiente a chiedere che venga instaurato un processo. Gli elementi che hanno portato verso la richiesta di archiviazione per Morisi sono essenzialmente due: il social manager ha ammesso di aver acquistato la cocaina, ma, come ha spiegato ai magistrati il suo avvocato, Fabio Pinelli, non c'è stato "un accordo preventivo di scambio" con gli altri due per consumarla insieme. E questo, da codice, fa cadere l'accusa di spaccio. In secondo luogo si trattava di una dose minima, compatibile con l'uso personale. 

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Le indagini

Gli inquirenti hanno svolto anche l'analisi delle chat intercorse in quelle ore tra i tre, prima della nottata. Le verifiche hanno escluso che il flacone di droga dello stupro in possesso di uno dei ragazzi appartenesse a Morisi, come questi aveva sostenuto. La Procura di Verona ha confermato che si tratta di "cessione reciproca di stupefacente, Ghb e cocaina, non punibile per la "particolare tenuità , considerati la quantità e il noto contesto". 

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La vicenda

Tutto era cominciato la vigilia di Ferragosto, con una telefonata ricevuta il pomeriggio del 14 dai Carabinieri di Belfiore. All'altro capo un giovane che chiedeva al 112 di intervenire subito perché c'era stato "un furto". All'arrivo sul viale che porta a Palazzo Moneta, i militari avevano trovato i due giovani romeni che stavano litigando con Morisi. Uno di loro voleva denunciarlo, e ad un certo punto aveva tirato fuori dallo zaino un flacone di Ghb, sostenendo che l'aveva dato loro Morisi. Da lì la perquisizione, le ammissioni di Morisi sui ragazzi contattati in un sito di incontri, le tracce di cocaina in casa. La parola passa ora al Gip che dovrà decidere sulle sorti del fascicolo.

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