Migliaia di segnalazioni, centralini ed email presi d’assalto. Al ritorno dalle vacanze molti italiani rischiano infatti di ritrovarsi senza il certificato (necessario ad esempio per sedersi nei ristoranti o andare al cinema) a causa di un problema tecnico: le regioni non comunicano tra loro i dati delle somministrazioni e il Ministero della Salute fatica a smaltire tutte le richieste
“La preghiamo di rimanere in attesa, un operatore le risponderà al più presto”. È una frase, e soprattutto una voce, che migliaia di cittadini italiani ormai conoscono bene. Rimasti incagliati nelle maglie della burocrazia, o alle prese con non meno insidiosi “problemi tecnici”, in tanti in queste settimane hanno intasato i numeri verdi messi a disposizione dal Ministero della Salute per segnalare difficoltà o anomalie con il rilascio del green pass, il certificato diventato obbligatorio dal 6 agosto per poter svolgere alcune attività, come mangiare (al chiuso) in un ristorante o in una mensa aziendale, oppure andare al cinema (QUI LO SPECIALE CORONAVIRUS).
Seconda dose fuori regione, ma niente green pass
Tra i problemi più segnalati quello legato alla vaccinazione eterologa, cioè chi ha ricevuto la prima dose con AstraZeneca e la seconda con un vaccino a mRna (Pfizer o Moderna). Disagi con il rilascio del green pass anche per chi ha completato il ciclo vaccinale con una dose sola, perché guarito dal Covid e munito di un numero di anticorpi tali da non aver bisogno della seconda. E problemi sono stati segnalati anche dai tanti che hanno ricevuto una dose all’estero. Ma, complice l’estate che ha spinto molti italiani a spostarsi per le vacanze, nelle ultime settimane le segnalazioni più frequenti sono arrivate dai cittadini che hanno fatto la seconda dose fuori regione. Una possibilità caldeggiata dal generale Figliuolo, commissario straordinario per l’emergenza Covid, che già ai primi di giugno aveva spronato le Regioni a organizzarsi per aprire le porte degli hub vaccinali ai non residenti. Uno sforzo non da poco, soprattutto per le Regioni del sud prese d’assalto come ogni estate. Le quali però hanno fatto la loro parte (qui i dati sull'andamento della campagna in Italia), vaccinando tutte le persone che lo volevano. In molti casi anche senza prenotazione.
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Molte segnalazioni tra Lombardia e Puglia
I problemi sono arrivati dopo, con il green pass appunto. Chi ha fatto il vaccino fuori regione spesso ha dovuto aspettare settimane prima di ricevere il certificato verde. E c’è addirittura chi da mesi lo attende ancora. Le segnalazioni maggiori sembrano concentrarsi sull’asse Lombardia-Puglia, dove forse sono i numeri di chi si sposta a fare la differenza. Non mancano tuttavia segnalazioni, più sporadiche, anche nel Lazio (che tra l’altro ai primi di agosto ha dovuto fronteggiare un attacco hacker al sistema informativo della Regione) e in Sicilia. Ma dove sta la falla? Fondamentalmente, il problema è soltanto uno: in Puglia, da quello che abbiamo potuto verificare sentendo diverse fonti, il sistema non permette agli operatori degli hub vaccinali di inserire la dicitura “seconda dose” nel caso di persone che hanno ricevuto la prima in un’altra regione. L’unica via per poter procedere con la somministrazione è quindi quella di registrarla con “prima dose”, anche se così non è. Da quel momento in poi, però, il vaccinato entra in un limbo nel quale risulta immunizzato due volte con la prima dose, anche per le statistiche nazionali.
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Il rimpallo tra regioni e Ministero
“Siamo al corrente del problema, purtroppo i sistemi informatici tra regioni ancora non parlano tra loro”, fanno sapere dalla Regione Puglia, presa d’assalto dalle segnalazioni in questi giorni. Nemmeno l’Ats della Lombardia può intervenire, perché sul loro database non c’è traccia della seconda dose: “L’unico modo per risolvere è che la Puglia faccia una rettifica”, dicono. Ma dal Dipartimento di Prevenzione della Asl di Bari sostengono di avere le mani legate: sui loro pc il tasto “seconda dose”, per chi non ha fatto anche la prima in Puglia, non esiste. Nessuno lo ha previsto. “Solo il Ministero della Salute può intervenire e risolvere questi disallineamenti”, la resa finale. E quindi si torna alle segnalazioni: il numero 1500 (inutile provare quello verde 800912491 a cui nessuno risponde) e le mail a cittadini@dgc.gov.it. Nel frattempo passano però settimane, forse mesi, senza green pass. Secondo Vitalba Azzollini, funzionaria Consob e giurista che ha seguito il tema negli ultimi mesi, “la soluzione è permettere a tutti libera circolazione con i certificati vaccinali o di guarigione”. Perché “si può limitare un diritto costituzionale per motivi sanitari, ma non per un difetto del sistema”.