Parcheggiavano gli autobus in luoghi isolati, bloccavano le porte e poi abusavano della giovane di 20 anni "approfittando della sua fragilità". Il Gip ha imposto nei confronti degli indagati il divieto di avvicinamento alla ragazza e al suo fidanzato, che a giugno 2020 l'ha convinta a denunciare le violenze. Respinta la richiesta di arresti domiciliari
Per due anni hanno violentato una ragazza di 20 anni disabile approfittando della sua “estrema vulnerabilità”. È l’accusa che pende su otto autisti dell’Amat, l’azienda d trasporto pubblico di Taranto, cui la Procura contesta i reati di violenza sessuale con le aggravanti di aver agito su una persona sottoposta a limitazioni della libertà personale e per aver commesso il fatto in qualità di incaricati di pubblico servizio. I fatti si riferiscono al periodo compreso tra ottobre 2018 ed aprile 2020.
Le violenze sugli autobus di linea
Secondo quanto anticipato dalla Gazzetta del Mezzogiorno, le violenze sarebbero avvenute sugli autobus che venivano parcheggiati in luoghi isolati, sotto a un cavalcavia nei pressi del capolinea al porto mercantile o vicino ad una delle portinerie dell'Ilva. Qui, ricostruisce il giudice, gli autisti chiudevano le porte del mezzo e approfittavano della "estrema vulnerabilità" della giovane vittima. Gli indagati hanno un'età compresa tra i 40 e i 62 anni.
Divieto di avvicinamento
Nei loro confronti la Procura aveva chiesto gli arresti domiciliari ma il gip, Francesco Maccagnano, ha ritenuto sufficiente il divieto di avvicinamento alla ragazza e al suo fidanzato, che a giugno 2020 l'ha convinta a sporgere la denuncia ai Carabinieri. Nelle oltre 100 pagine dell'ordinanza del gip, si parla di "condotte violente e minacciose" degli autisti, riferite dalla ragazza agli investigatori e a due psicologhe.