Secondo la ricerca condotta in 46 Paesi la pandemia ha aumentato il desiderio di notizie attendibili. In Italia si classifica al primo posto Ansa, che conquista la fiducia dell'82% degli italiani, seguita da Sky TG24 e dal Sole 24 Ore. Sky TG24 è inoltre seconda in termini di pubblico, dietro a Tgcom e davanti a Ansa.it
Nell'anno della pandemia (LO SPECIALE), Ansa è il primo brand italiano di informazione per affidabilità, secondo il Digital News Report 2021 dell'Istituto Reuters condotto in 46 Paesi. L'agenzia di stampa si colloca in cima alla classifica conquistando la fiducia dell'82% degli italiani (l'anno scorso era all'80%). Per quanto riguarda l'Italia, Sky TG24 si conferma anche quest'anno tra le testate più affidabili e credibili, piazzandosi al secondo posto, seguita da Il Sole 24 Ore. Sky TG24 è seconda per consultazione tra i siti d'informazione, dietro a Tgcom e davanti ad Ansa.it. Seguono Repubblica, Fanpage, Corriere della Sera e RaiNews. Per quanto riguarda i telegiornali, quelli Rai sono primi, seguiti da Mediaset e da Sky TG24.
Con la pandemia cresciuto il desiderio di notizie attendibili
Secondo il rapporto, la pandemia ha aumentato il desiderio di notizie attendibili con alcuni brand che hanno beneficiato in termini di maggiore fiducia, ottenendo pubblico extra significativo anche sull'online. In generale la fiducia nelle notizie dei lettori è cresciuta in media del 6% ed è arrivata al 44%. Una inversione di tendenza rispetto agli ultimi anni. "Anche se gli effetti non sono uniformi e potrebbero non durare a fine pandemia, sono positivi per gli editori", spiega Rasmus Nielsen, direttore del Reuters Institute for the Study of Journalism.
Resta alta la fruizione online delle notizie, sempre in calo quella cartacea
Secondo i dati del rapporto relativi all'Italia, nel nostro Paese la fruizione di notizie cartacee continua a diminuire, con solo il 18% che dichiara di utilizzare fonti di stampa settimanalmente (era il 59% nel 2013). La fruizione di notizie online (76%) e Tv (75%) rimane stabile e alto. Solo il 13%, però, paga per le notizie online. Secondo l'indagine, in Italia la fiducia nelle notizie è cresciuta quest'anno dell'11%, con il 40% degli italiani che afferma di fidarsi delle notizie in generale. Ma questo livello di fiducia è ancora relativamente basso rispetto ad altri mercati, con l'Italia che si classifica 26esima su 46 paesi. Infine, spiega il rapporto Reuters, gli italiani dipendono sempre più dagli smartphone per le notizie, con il 68% che ora afferma di utilizzare il telefono per le news (rispetto al 25% nel 2013), l'accesso ai computer per le news è sceso dal 58% nel 2013 al 42% quest'anno.
Ancora pochi lettori decidono di pagare per l'informazione online
Nell'anno della pandemia gli editori cartacei e digitali hanno puntato sul paywall e sugli abbonamenti per ridurre la loro dipendenza dalla pubblicità, ma i progressi complessivi restano lenti. In 20 paesi dove gli editori hanno spinto gli abbonamenti digitali, solo il 17% dei consumatori afferma di aver pagato per le notizie online nell'ultimo anno, in aumento di due punti percentuali sul 2020 e di cinque sul 2016. Secondo il Rapporto, la stragrande maggioranza dei consumatori continua a resistere al pagamento di qualsiasi notizia online. Il maggior successo del paywall si registra in un piccolo numero di Paesi con una lunga storia di abbonamenti ai giornali cartacei come Norvegia 45% (+3), Svezia 30% (+3), Svizzera 17% (+4) e Paesi Bassi 17% (+3). Circa un quinto (21%) ora paga per almeno una testata giornalistica online negli Stati Uniti, 20% in Finlandia e il 13% in Australia. Al contrario, solo il 9% dichiara di pagare in Germania e l'8% nel Regno Unito. Secondo l'indagine, inoltre, il Covid-19 ha aggravato la crisi dei giornali, in parte per le restrizioni alla circolazione e in parte per la conseguente diminuzione degli introiti pubblicitari. Paesi come Germania, Austria e Svizzera, in cui tradizionalmente c'erano alti livelli di diffusione, hanno registrato i crolli più importanti. Più in generale, spiega il Rapporto, il Coronavirus sta accelerando i piani per il digitale e sta impattando sulla forza lavoro.