Giovanni Brusca esce dal carcere: il killer della strage di Capaci è un uomo libero

Cronaca
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L'ex boss che uccise Giovanni Falcone è libero. La sua scarcerazione dipende dalla normativa sui collaboratori di giustizia, un beneficio legislativo che prevede uno sconto di pena sulla base delle confessioni rese dal soggetto entro sei mesi dall’arresto. Senza questa politica di contrattazione sarebbe impossibile convincere i mafiosi a collaborare

Ha ucciso donne, bambini e uomini per conto di Salvatore Riina. Giovanni Brusca, 64 anni, che oggi esce dal carcere dopo 25 anni,  viene ricordato per essere colui che azionò il telecomando per la strage di Capaci e poi per essere stato anche uno dei principali pentiti di mafia, l’uomo che ha collaborato con i magistrati incastrando boss, gregari e colletti bianchi. L'uomo che ha rivelato la strategia terrostica di Cosa nostra. La collaborazione con la giustizia gli è valsa gli sconti di pena previsti dalla legge. E’ responsabile della morte di Giuseppe Di Matteo, il figlio di Santino, rapito e sciolto nell’acido; fu lui ad azionare il telecomando per la strage di Capaci, il 23 maggio 1992, dove morirono il magistrato antimafia Giovanni Falcone, Francesca Morvillo e gli agenti della scorta Vito Schifani, Rocco Dicillo e Antonio Montinaro. 

Le leggi sui pentiti di mafia

La collaborazione con l'antimafia - come si legge su "L'Espresso" -  è stata segnata da un lungo travaglio interiore: "La mia non è una scelta facile. Pesa la storia della mia famiglia, il dover accusare altri, il giudizio che mio padre darà di me", disse Giovanni Brusca. Ma da quel momento qualcosa è cambiato ed è iniziata la vera collaborazione. E' di Giovanni Falcone il pensiero, a proposito di pentiti: "Non sono dei deboli che tradiscono, ma persone che sempre più si sentono estranee alle culture del silenzio e dell'omertà". Grazie a Falcone (ma anche Franco Imposimato e Antonio Scopelliti) si devono i tanti provvedimenti per incoraggiare i pentiti per la risoluzione delle indagini. Negli anni '90 furono emanate le prime norme fino ad arrivare al decreto-legge 15 gennaio 1991, n. 8, convertito, con modificazioni, dalla legge 15 marzo 1991, n. 82 ricordata come una delle prime leggi emanate per disciplinare il fenomeno nell'ambito della repressione della mafia in Italia. Il provvedimento fu modificato dalla legge 13 febbraio 2001, n. 45. La legge che ha consentito, oggi, la liberazione di Giovanni Brusca. 

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Le rivelazioni di Brusca

Brusca fu catturato ad Agrigento il 20 maggio 1996. Le sue informazioni, come collaboratore di giustizia,  hanno permesso di fare luce su numerosi delitti di mafia, tra i quali l’omicidio a Palermo del giudice Rocco Chinnici (29 luglio 1983), del commissario Beppe Montana (a Santa Flavia, 28 luglio 1985), del vicequestore Ninni Cassarà (Palermo, 6 agosto del 1985). La pena si è accorciata ulteriormente per "buona condotta". Doveva essere a ottobre 2021, è arrivata con cinque mesi di anticipo. Insieme a lei, la gestione della sua libertà (vigilata per i prossimi quattro anni) e della libertà della sua famiglia. 

Le reazioni

Le reazioni sono tante. A cominciare dalle famiglie delle vittime della strage di Capaci. "Sono indignata - ha detto invece Tina Montinaro, vedova del caposcorta di Giovanni Falcone, anche lui ucciso nel 1992 - Io, adesso, cosa racconterò al mio nipotino? Che l'uomo che ha ucciso il nonno gira liberamente?".  "La notizia mi addolora, ma la legge va rispettata", è stato il commento di Maria Falcone, la sorella del magistrato ucciso da Cosa nostra. 

 

 

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