"Undici Frammenti", il podcast sul caso Marta Russo a 24 anni dal delitto della Sapienza
Cronaca“Undici Frammenti - Il delitto perfetto della Sapienza” è una serie audio Audible Original realizzata dal collettivo Lorem Ipsum che ripercorre la tortuosa vicenda giudiziaria, culminata con l’arresto di due giovani dottorandi dell’istituto di Filosofia del Diritto, Giovanni Scattone e Salvatore Ferraro. Qualcuno parlerà del delitto perfetto, ma potrebbe invece trattarsi del perfetto errore giudiziario
Il 9 maggio 1997 Marta Russo, una studentessa di 22 anni, viene colpita da un proiettile alla testa mentre sta camminando nel cortile dell’Università La Sapienza di Roma. Morirà dopo quattro giorni di coma. Accusati dell’omicidio sono due giovani dottorandi dell’istituto di Filosofia del Diritto, Giovanni Scattone e Salvatore Ferraro, condannati in via definitiva nel 2003. Qualcuno parlerà del delitto perfetto, ma potrebbe invece trattarsi del perfetto errore giudiziario. A 24 anni dal primo caso mediatico di stampo televisivo della storia italiana, arriva in esclusiva su Audible “Undici Frammenti”, un podcast Audible Original realizzato dal collettivo Lorem Ipsum.
L’inchiesta in dieci episodi
Dieci episodi da 60 minuti ciascuno in un’inchiesta in forma di romanzo che ricostruisce gli avvenimenti di quel 9 maggio, le indagini che ne sono seguite, le vicende giudiziarie degli accusati, le storie dei personaggi coinvolti, spesso dalla loro viva voce: gli amici e la famiglia di Marta, periti, criminologi, avvocati e procuratori, che raccontano la loro verità sul caso. Un quadro, quello finale, che restituisce due critiche decisive: quella al sistema carcerario e quella al “circo mediatico populista” che si è costruito intorno al delitto della Sapienza e alle successive indagini.
Dalla critica al carcere alla donazione di organi
Tra le voci che emergono con più forza c’è quella di Domenica Virzì, la donna siciliana che ha ricevuto il cuore da Marta Russo, ma anche quella di Salvatore Ferraro, condannato per favoreggiamento, che a distanza di anni chiede ancora giustizia. E ancora, Francesco Liparota, usciere del dipartimento di Filosofia del Diritto della Sapienza, che dichiara di essere stato costretto a testimoniare il falso; Virginia Ciaravolo, psicologa e criminologa, che mette in dubbio i metodi di interrogatorio degli investigatori; Carlo Lasperanza e Italo Ormanni, i due pubblici ministeri che, di contro, si dicono insoddisfatti per una sentenza troppo leggera; e infine i genitori di Marta Russo, che oggi hanno ritrovato forza grazie a un’associazione che si occupa della donazione di organi.
L’omicidio Marta Russo
Il 9 maggio 1997, all’interno della cittadella universitaria di Roma, qualcuno spara a Marta Russo. “Il delitto della Sapienza”, come viene ribattezzato dalla stampa, diventa un caso mediatico senza precedenti. L’arma del delitto non si trova, il bossolo nemmeno e stabilire da dove è partito il colpo si rivela fin da subito di estrema difficoltà per gli inquirenti. Fino a quando la perizia della polizia scientifica stabilisce che il colpo è partito dall’aula 6 dell’Istituto di Filosofia del diritto. A più di un mese dalla morte di Marta Russo, la polizia arresta i due assistenti Giovanni Scattone e Salvatore Ferraro. Nel dicembre 2003 la Corte di Cassazione, che nel 2001 aveva già annullato una prima sentenza di appello, condanna Giovanni Scattone a 5 anni e quattro mesi e Salvatore Ferraro a 4 anni e due mesi. Entrambi si sono sempre dichiarati innocenti.